lunedì 16 aprile 2018

Trieste Liberty


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palazzo Terni Smolars
Trieste, casa Terni - Smolars, Romeo Depaoli 1906, particolare della facciata (foto Carlo Nicotra)

Nella cosmopolita Trieste di inizio Novecento, caratterizzata dall'impetuosa crescita urbana che ampliava e modificava l'edificato esistente arricchendo la città di nuovi grandi edifici dai compositi apparati eclettici, trova luogo lo sviluppo di un'architettura che, richiamando le matrici culturali dell' “Arte Nuova”, l'arte totale che in quel periodo raggiungeva, in Europa, il suo apice, si poneva come un ulteriore elemento di rottura della pur consolidata morfologia neoclassica sette-ottocentesca cittadina. L' “arte”, fenomeno culturale che traeva ispirazione e forza vitale dagli elementi naturali ricostruiti con dinamici e raffinati schemi lineari e nell'espressività dei materiali prodotti dalle nuove industrie (ferro, vetro, ghisa, maiolica), pur investendo l'intero panorama delle arti applicate, troverà soprattutto nell'architettura la forza e la capacità di rappresentare il nascente linguaggio internazionale. Essa assumerà, nel contesto della società europea fin de siècle, la denominazione di Art Nouveau in Belgio ed in Francia, Modern Style in Gran Bretagna, Jugendsil in Germania, Sezessionstil in Austria, mentre verrà definita stile floreale e successivamente Liberty, in Italia. Al di là delle varie accezioni linguistiche e delle diverse impostazioni legate alle specificità locali, il nuovo stile si affermava, nell'ampio e culturalmente vivace ambito territoriale europeo dell'epoca, enunciando alcuni principi che diverranno trainanti nell'evoluzione nel pensiero artistico ed architettonico del primo Novecento. 



                  Frontespizio di Wren's City Churches (1883) di A.H.Mackmurdo, 
                  indicato quale uno dei manifesti fondanti  dell'Art Nouveau

A tale proposito da ricordare, all'interno del vasto contesto culturale attinente, la reinterpretazione del valore sociale delle arti effettuata, in Inghilterra, da William Morris (1834-1896), le opere dell'artista inglese Arthur Heygate Mackmurdo, (1851-1942), il prematuro modernismo architettonico dello scozzese Charles Rennie Mackintosh (1868-1928) e negli Stati Uniti, i progetti di Louis Henry Sullivan (1856-1924) che porteranno alla nascita del concetto di architettura organica evolutosi poi nell'opera del suo allievo, Frank Lloyd Wright (1867-1959). 


Bruxelles, Hotel Tassel, Victor Horta 1893

Parigi, rue de la Fontaine, Castel Bèranger, Hector Guimard 1898

Tra i centri europei che svilupparono i nuovi presupposti artistici con maggiore vitalità, troviamo Bruxelles ove, contestualmente alle teorizzazioni di matrice Arts and Crafts di Henry van de Velde (1863-1957), l'architetto-artista Victor Horta interpretava, da precursore, le potenzialità espressive dell' “arte totale” progettando l'Hotel Tassel (1893), la casa Solvay (1895-1900) e la Maison du Peuple (1896-99), Parigi, ove Hector Guimard esplorava con le sue opere (Castel Béranger 1898), le teorie di Eugène Emmanuel Viollet-le Duc fondendole con le linee organiche importate dal Belgio ed inventando personalissime soluzioni spaziali (Castel d'Orgeval 1905) e Barcellona, ove il Modernismo Catalano, unitamente all'esuberanza stilistica di Antoni Gaudì (1852-1926), utilizzava il linguaggio proprio dell'Art Nouveau, assieme ad un particolare eclettismo storicista, per incidere profondamente sul volto della città. Nel contempo a Vienna la Sezession, seguita da un gruppo di artisti che idealizzavano la Gesamtkunstwerk, l'opera d'arte totale, si inseriva nel contesto dei profondi cambiamenti che caratterizzavano la capitale dell'impero asburgico tra il XIX ed il XX secolo, mentre nell'Europa settentrionale, ai margini del centro storico di Riga, si concretizzavano le esperienze architettoniche Art Nouveau di Michail Osipovič Ejzenštejn e di altri architetti lettoni (Elizabetes iela 10b 1903) e si affermava la romantica plasticità nordica espressa da Eliel Saarinen nel progetto della stazione ferroviaria di Helsinki (1910-14).


M.O. Ejzenstejn
Riga, edificio in Elizabetes iela 10b, Michail Osipovič Ejzenštejn 1903 (foto Carlo Nicotra)

L'evoluzione funzionalistica dell'arte operata nei contesti culturali più attivi, quali ad esempio la Vienna di Otto Wagner (1841-1918) e di Adolf Loos (1870-1933), e l' Olanda di Hendrik Petrus Berlage (1856-1934), costituirà, inoltre, uno degli elementi storici che porteranno qualche decennio più tardi, alla sviluppo del razionalismo ed alla nascita della Bauhaus di Walter Gropius. A Trieste, il nuovo stile approda con le caratteristiche proprie portate dalla sua natura di ponte tra la cultura italica e quella mitteleuropea; le composite matrici Liberty non rimangono però delegate, come in altri contesti urbani, nelle periferie residenziali o circoscritte a specifiche tipologie edilizie, ma penetrano con decisione nelle aree cittadine maggiormente rappresentative. 


ex pescheria
Trieste, edificio della vecchia pescheria, Giorgio Polli 1913 (foto Carlo Nicotra) 

Sulla Riva Grumula Giorgio Polli, attivissimo esponente dell'eclettismo cittadino (Monte di Pietà 1902, palazzo Artelli 1905, palazzo Parisi 1909), indulge in scelte progettuali ove, l'organizzazione degli spazi adibiti alla vendita e l'utilizzo in forma espressiva e palese dei nuovi materiali (ferro ghisa e cemento armato), danno all'edificio, pur sostanzialmente eclettico, della nuova pescheria (1913), un' immagine che si adatta alle forme della nuova arte e alla sua destinazione funzionale. 


Trieste, le tre navate della vecchia pescheria e le strutture a vista in cemento armato in una foto d'epoca.  

Saranno proprio le nascenti attività commerciali, collocate nel centro cittadino, a costituire un'occasione di manifestazione artistica del Liberty; il diverso utilizzo tra i residenziali piani superiori degli edifici e i commerciali pianoterra e mezzanino, porteranno ad una conseguente scissione dei linguaggi architettonici. 
Trieste,  palazzo Dettelbach, Giacomo Zamattio 1910 e le decorazioni di Pietro Lucano

Troviamo un caso palese di questa suddivisione formale nel palazzo Dettelbach (ora Upim) di Giacomo Zamattio (1910), ove all'impianto compositivo classicista dei prospetti, si contrappone, nei due livelli più bassi, la decorazione di gusto secessionista operata dall'architetto pittore triestino Pietro Lucano. 


Vienna, Ankerhaus, Otto Wagner 1895 (foto del 1897)

Il tema del volume murario pieno dei livelli superiori, contrapposto alle masse della base edilizia, svuotata dalle specchiature di ampie superfici vetrate, introdotto nel 1895 da Otto Wagner nel progetto dell'edificio multifunzionale dell'Ankerhaus sul Graben viennese, diviene ricorrente in molti palazzi dell'epoca, ove all'apparato architettonico viene richiesta la chiara percezione della separazione delle funzioni. 



Trieste, casa Terni - Smolars, Romeo Depaoli 1906 (foto Carlo Nicotra)

A Trieste ritroviamo questa tipologia in due degli edifici progettati da Romeo Depaoli; nella casa Terni-Smolars (1906) sita tra via Mazzini e Piazza della Repubblica, l'architetto organizza le facciate con ampie vetrate al pianoterra ed al mezzanino, animando le superfici piene con la ricchezza plastica dei motivi ornamentali, mentre nel vicino Corso Italia, nella casa Polacco (1908) egli evidenzia pure, con vuoti architettonici vetrati, la presenza delle importanti attività commerciali fronte strada. Ai piani superiori, residenziali, l'apparato decorativo riprende il tema, già presente nel palazzo Terni, dell'ampio finestrone rotondo circondato da due marcate figure femminili (opera dello scultore triestino Romeo Rathmann)


Trieste, casa Polacco, Romeo Depaoli 1908 (foto Carlo Nicotra)

Ma i principi artistici e funzionalisti della Wagnerschule si manifestarono in modo determinante, nell'ambito cittadino, con la produzione degli architetti formatisi nel contesto culturale viennese quali Max Fabiani, attivo collaboratore di Otto Wagner dal 1894 al 1898, Josip Costaperaria (1876-1851) e Giorgio Zaninovich (1876-1946). 

Trieste, Narodni Dom e Hotel Balkan di Max Fabiani  in un'immagine d'epoca.

Max Fabiani, tavola del progetto per il Narodni Dom e Hotel Balkan (archivio del Comune di Trieste)

Max Fabiani nel 1902 elaborò, per la comunità slovena triestina, il progetto del centro polifunzionale del Narodni Dom e Hotel Balkan, situato nell'attuale via Filzi, mentre nel 1905, contestualmente allo studio della rivoluzionaria struttura educativa dell'Urania collocata sul Ring viennese (inaugurata nel 1910), progettava la casa Bartoli di piazza della Borsa. 


Trieste, casa Bartoli, Max Fabiani 1905, particolare.

Con la distinzione netta tra gli spazi vetrati della parte basale ed i piani superiori decorati a graffito fitiforme, l'edificio incarnava appieno i modelli wagneriani e proponeva assetti tipologici che a Trieste troveranno ampio seguito. 



Trieste, casa Bartoli, Max Fabiani 1905. Prospetto su Piazza della Borsa. 

Da attribuire a Max Fabiani pure casa de Stabile tra via Belpoggio e la Riva Grumula (1905-06), ove l'architetto combinava linguaggi proiettati verso la modernità, pur non scevri da componenti storiciste, con elementi tipici delle sue precedenti architetture. Di Josip Costaperaria ricordiamo il progetto tardosecessionista, redatto assieme all'austriaco Osvald Polivka, della sede della boema Živnostenska Banka (1914) poi Banca d' Italia e d'America di via Roma, mentre a Giorgio Zaninovich sono da attribuire i progetti per il complesso di case per appartamenti in via Commerciale (1906-07) e dell'attigua casa Valdoni (1907-08).


Trieste, casa Valdoni di Giorgio Zaninovich 1907-08, particolare della facciata su via Commerciale (foto Carlo Nicotra)

Al di là delle influenze “viennesi”, nel panorama del Liberty triestino troviamo, nel 1907, il significativo progetto della casa Viviani-Giberti (viale XX Settembre) del milanese Giuseppe Sommaruga. Allievo anti accademico ed anti classico di Camillo Boito all'
Accademia di Belle Arti di Brera, egli si staccò dagli stili storicisti affermandosi nel panorama del Liberty milanese con le sue architetture plastiche e funzionali tra le quali spicca la realizzazione del palazzo Castiglioni (1903). 



Trieste, casa Viviani - Giberti, Giuseppe Sommaruga 1907 (foto Carlo Nicotra)

Nel suo progetto triestino, il Sommaruga riportò le sue esperienze lombarde creando un blocco residenziale di cinque piani ove, nei due livelli inferiori, trovavano posto una sala di spettacolo (teatro Filodrammatico, poi cinema) un “Cafè Concerto” e un ristorante. La sala teatrale (teatro Filodrammatico), venne inaugurata nel Natale del 1907, mentre le altre sale vennero solo parzialmente realizzate. Il prospetto principale, animato da un attento apparato decorativo, venne rifinito da un particolare intonaco in pietra artificiale; al pianoterra, l'accesso alla sala teatrale era evidenziato dalla presenza di due cariatidi, realizzate pure in pietra artificiale, con le quali lo scultore (Romeo Rathmann) riprendeva il tema delle due figure femminili, contrapposte ad un vuoto architettonico, già praticato nei palazzi Terni e Polacco.

Trieste, casa Viviani - Giberti, le cariatidi di Romeo Rathmann (foto Carlo Nicotra)