martedì 13 ottobre 2020

Le mura di Monteriggioni


La cinta murata medievale di Monteriggioni; elemento emergente nel paesaggio collinare senese (foto Carlo Nicotra)

Il castello di Monteriggioni, venne edificato nel XIII secolo dai senesi sulla sommità del monte Ala nel luogo ove originariamente sorgeva un'antica fattoria longobarda. La fortificazione, realizzata ex novo sul territorio della Montagnola con finalità principalmente militari, venne concepita per sorvegliare i percorsi stradali principali, inclusa la via Francigena e difendere la frontiera nord della città in direzione di Firenze e dei delicati territori di Volterra e Poggibonsi. Recenti studi dimostrano tra l'altro, che il nuovo insediamento non rispondeva unicamente alla volontà senese di erigere una potente linea difensiva collegata con i castelli di Quercegrossa, Selvole e Cerreto, ma era anche indirizzato verso una intensa politica di popolamento civile e di sfruttamento delle risorse economiche del territorio (P. Cammarosano, Monteriggioni storia, architettura, paesaggio, Electa 1983). 

Varco della porta Franca; sulla muratura in alto a sinistra la lapide che testimonia l'avvio della costruzione della fortezza dato nel 1213 da parte del podestà di Siena Guelfo da Porcari (foto Daniela Durissini)

La costruzione della fortezza venne avviata nel 1213 su disposizione del podestà Guelfo da Porcari che aveva anche provveduto all'acquisto del terreno dalla famiglia nobile Da Staggia, proprietaria dell'intera area collinare; la cinta murata dalla pianta irregolarmente ellittica, venne realizzata nel corso di circa sei anni, dal 1213-14 al 1219, seguendo l'andamento naturale del terreno per una lunghezza di circa 570 metri (ma le opere difensive, inclusi gli importanti fossati dotati di carbonaie incendiabili, le bertesche e il posizionamento delle macchine belliche, non furono totalmente completate prima del 1229). 

Particolare della cinta murata (foto Carlo Nicotra)

Le murature, dello spessore medio di circa 2 metri, furono potenziate con un sistema di 14 torri (più una interna) delle dimensioni di 6x4 metri che si elevavano per 15 metri sopra il livello della cinta. 

Porta Franca; uno dei due accessi all'abitato (foto Carlo Nicotra)

I due accessi contrapposti alla cittadella erano protetti da difese portaie; il primo varco orientato a levante, detto “Porta Romea o Franca”, si apriva in direzione di Siena, l'altro, posto a ponente e denominato “Porta San Giovanni o Fiorentina”, guardava verso Firenze. 

Particolare di una delle torri della cinta (foto Carlo Nicotra)

Monteriggioni, dopo la sua fondazione fu ben presto interessata dalle attività militari che contrapponevano la Repubblica senese a Firenze; in questo contesto la comune organizzazione delle incursioni armate del 1219-1220, con il castello di Quercegrossa, costituì un caso di coordinamento e programmazione strategica, insolitamente precoce nella storia dell'incastellamento dell'Italia centro-settentrionale (M.Merlo, Monteriggioni in prima linea, MONTERIGGIONIOTTOCENTO 1214 - 2014, dipartimento di scienze storiche e beni culturali Università di Siena). La fama di inespugnabilità di Monteriggioni venne alimentata, nel tempo, da alcuni episodi militari: nel 1244 e 1254 vi furono alcuni scontri tra senesi e fiorentini per il possesso della nuova cittadina; nel 1269 i senesi sconfitti nella battaglia di Colle (ricordata da Dante nel XIII canto del Purgatorio) si rifugiarono entro le mura della fortezza resistendo al successivo assedio; il castello venne attaccato anche nel 1526 ma il bombardamento delle artiglierie fiorentine venne interrotto precipitosamente il 25 luglio in seguito all'imprevisto esito, favorevole ai senesi, della battaglia di Porta Camollia a Siena. Monteriggioni capitolò invece, senza combattere, il 27 aprile del 1554 in seguito al tradimento del fuoriuscito fiorentino Bernardino Zeti che cedette la fortezza al Marchese di Marignano; la perdita del caposaldo indebolì gravemente il sistema difensivo della Repubblica e costituì uno dei fattori che portarono Siena alla definitiva disfatta (1555-1559). Monteriggioni e il suo territorio, passarono sotto il controllo dei Medici (Cosimo I) e i cittadini senesi abitanti furono deportati; i beni immobili e terrieri vennero successivamente ceduti alla famiglia Golia di Siena che a loro volta li passarono ai Batta. La proprietà fu poi delle famiglie dei Fabbroni, dei Daddi e dal 1704 degli Accarigi; questi ultimi cedettero il loro vitalizio alla famiglia Griccioli che mantiene tuttora possedimenti nel castello e nel territorio circostante. Al di là delle vicende storiche politiche e sociali intervenute nel corso dei suoi ottocento anni di vita, la cinta “inespugnabile” realizzata dai senesi nel XIII secolo ha mantenuto, a differenza di altri, numerosi, monumenti coevi, una impostazione strutturale sostanzialmente coerente con quella iniziale, seppur inficiata da alcuni importanti interventi di modifica alle componenti architettoniche. 

La cinta turrita sul fianco meridionale del monte Ala (foto Carlo Nicotra)

Nel tempo la cinta murata fu comunque oggetto di diverse modificazioni: tra il 1400 ed il 1500 le torri vennero abbassate in altezza e rinforzate con interramenti per aumentarne la resistenza alle artiglierie; oggi 11 delle 15 torri visibili, si elevano al di sopra del livello della cinta per 6,5 metri mentre le altre quattro sono state ridotte alla stessa altezza del filo murario. Le modifiche più rilevanti rispetto alla struttura originale furono realizzate durante i “restauri” effettuati negli anni venti, in occasione dell'anniversario dantesco del 1921 (Dante cita la cerchia tonda di Monteriggioni nei vv. 40-45 del XXXI canto dell'Inferno). Dal 2005, una modifica effettuata sulle mura permette di percorrere due tratti dei camminamenti di ronda, che originariamente si sviluppavano lungo l' intera cinta e di apprezzare il panorama sul Chianti e sulla Montagnola Senese mentre tuttora sono in corso di programmazione opere di consolidamento di alcuni tratti delle strutture. L'attuale tessuto edilizio interno alle mura, alla quale si accede attraverso i due varchi (Porta Romea e Porta San Giovanni) è organizzato, secondo un modello ampiamente diffuso in periodo medievale e rinascimentale, con la piazza centrale quale luogo di aggregazione dei principali affacci e la contestuale presenza, tra mura ed edificato, di ampie fasce di terreno organizzato a giardini ed orti. La piazza, cuore del borgo, in origine presentava una pavimentazione in terra battuta che venne sostituita, negli anni settanta dello scorso secolo, con un lastricato lapideo delle cave di Rosia. Sulla piazza prospetta la chiesa di Santa Maria Assunta; realizzata contestualmente alla nascita del nuovo borgo; la sua struttura, organizzata con un'unica navata rettangolare e una facciata a capanna, subì importanti trasformazioni nel corso della prima metà del XIX secolo.



Chiesa di Santa Maria Assunta (foto Carlo Nicotra)