giovedì 15 marzo 2018

Trieste eclettica - (parte seconda)


Municipio di Piazza Unità
Trieste, piazza Unità e palazzo municipale, G.Bruni 1873 (foto Carlo Nicotra)

Se il polo costituito dal porto, dal parco ferroviario e dalla relativa stazione costituiva un elemento aggregatore per la realizzazione di una delle nuove “porte” della città, sul lato orientale dell'arco costiero urbano si andava configurando, contestualmente al notevole sviluppo delle infrastrutture industriali e cantieristiche, un ulteriore terminale di trasporti via terra, collegato alla ferrovia Transalpina e all'Istria, che faceva capo alla stazione ferroviaria di Sant'Andrea, realizzata nel 1887 dalle Ferrovie dello Stato austriache e sostituita, nel 1906, dalla Triest Staatsbahnhof progettata da Roberto Seeling. 


Trieste, stazione ferroviaria di Sant'Andrea, R.Seeling 1909.

Contestualmente alle nuove infrastrutture ferroviarie si gettavano le basi del secondo polo portuale cittadino, la cui realizzazione divenne assolutamente necessaria in seguito all'aumento dei traffici marittimi e alle inadeguatezze funzionali emerse dopo il completamento (nel 1887) del progetto di Paulin Talabot. La realizzazione della nuova infrastruttura, collocata nella zona costiera prospiciente l'area di Sant'Andrea sulla traccia del progetto di massima redatto da Eugenio Geiringer, venne avviata nel dicembre del 1897, e interrotta all'inizio della prima guerra mondiale. Assieme allo sviluppo dei due contrapposti centri produttivi e commerciali, la cui contrapposizione logistica aveva causato non pochi inconvenienti alla struttura urbana della città (non ultimo quello della linea ferroviaria di collegamento che correva lungo l'intero fronte mare cittadino), proseguiva il dibattito relativo alla gestione dello sviluppo urbano e venivano riproposti alcuni temi specifici, quali la redazione ed approvazione di un nuovo piano regolatore generale (Piano Lorenzetti del 1880), la questione della Città Vecchia e la sistemazione definitiva della piazza Grande, resa urgente in seguito all'interramento, avvenuto tra il 1858 ed il 1863, del medievale porticciolo del Mandracchio. 



Trieste, piazza Grande e Mandracchio nel 1806, prima degli interramenti (archivio del Comune di Trieste)

Il lungo dibattito avviato dalle autorità cittadine in merito alla tipologia da adottare per la realizzazione della nuova piazza, venne vanificato, come in tanti altri casi, dall'intervento, peraltro risolutore, dei capitali privati; in questo caso le Assicurazioni Generali, proprietarie di uno dei maggiori edifici che affacciavano sull'allora piazza San Pietro, il neoclassico palazzo Stratti, divennero il principale promotore delle proposte per la definitiva sistemazione urbanistica dell'area. 


Trieste, piazza dell' Unità, ex piazza Grande; a sinistra il palazzo della Prefettura (1901), il neoclassico palazzo Stratti (1839), il palazzo Modello (1871). Al centro il palazzo del Municipio (1873), a destra il neoclassico palazzo Pitteri (1780) l'ex hotel Garni (1873) e non visibile il palazzo del Lloyd  del 1880. (foto Daniela Durissini)

Dopo la conclusione di una complessa querelle tra i vari soggetti interessati, si arrivò alla soluzione definitiva, ove lo spazio urbano si apriva sul mare circondato, su tre lati, da una importante cornice architettonica. Sui due lati contrapposti si collocavano i neoclassici palazzi Stratti e Pitteri, l'Hotel Garni (poi Vanoli), commissionato dalle Assicurazioni Generali e progettato nel 1873 da Eugenio Geiringer e Giovanni Righetti lungo la linea di fabbrica dell'adiacente palazzo Pitteri, il palazzo del Lloyd Austro-ungarico, realizzato tra il 1880 ed il 1883 su progetto di Heinrich von Ferstel al posto della vecchia pescheria e il palazzo della I.R. Luogotenenza (ora palazzo della Prefettura), edificato tra il 1901 ed il 1905, con accenti architettonici neo cinquecenteschi, dall'architetto viennese Emil Artmann.


palazzo ex Luogotenenza
Trieste ex palazzo della I.R.Luogotenenza, particolare della facciata sulla piazza (foto Carlo Nicotra)

Lo sfondo architettonico principale della piazza veniva però dato dal nuovo palazzo comunale che riutilizzava lo stabile della vecchia sede magistratuale quale sede principale del Municipio. Nell'edificio, realizzato tra il 1873 ed il 1875 su progetto di Giuseppe Bruni, l'apparato decorativo recuperava accenti architettonici e decorativi di ispirazione sansoviniana in eclettica commistione con citazioni del manierismo germanico; la scelta voleva identificare, in uno dei suoi edifici pubblici più rappresentativi, Trieste quale città di confluenza tra la cultura veneta e quella mitteleuropea. 


Municipio - facciata
Trieste, palazzo municipale, dettaglio della facciata sulla piazza (foto Carlo Nicotra)

A completamento delle quinte architettoniche della piazza fu pure ubicato, sul sito della demolita chiesa di San Pietro, il palazzo Modello, progettato sempre dal Bruni nel 1871 e completato nel 1873 con caratteristiche architettoniche ispirate ad un ordinato eclettismo.


Palazzo Modello
Trieste, la facciata laterale del palazzo Modello a fianco del neoclassico palazzo del Tergesteo (foto Carlo Nicotra)

Ma fu l'intera città ad essere soggetta, tra la seconda metà del secolo XIX e lo scoppio della prima guerra mondiale, ad una profonda opera di trasformazione del suo tessuto urbanistico e nella sua immagine architettonica conseguente alle forti spinte speculative condotte dagli investitori immobiliari. In questo contesto economico e culturale verranno realizzati molti importanti edifici che, con le loro “nuove” architetture contribuiranno a modificare il tessuto dell'edificato ed a identificare la stagione eclettica quale periodizzazione evolutiva del periodo neoclassico. 


Palazzo Revoltella
Trieste, palazzo Revoltella, F.Hitzig 1853 (foto Carlo Nicotra)

Da ricordare, tra tanti altri importanti esempi, la realizzazione del palazzo Revoltella che Friedrich Hitzig, poi autore del casino Ferdinandeo (1856-58) sul colle del Farneto, progettò nel 1853 utilizzando caratteri neo rinascimentali di derivazione francese associati agli inserti neo greci del peristilio, le forme neo bizantine della chiesa serbo ortodossa di San Spiridione che Carlo Maciachini realizzò nel 1859-69 nel contesto del Canal Grande, gli inserti liberty della viennese Wagnerschule di Max Fabiani concretizzati negli edifici dell'hotel Balkan (1905) e casa Bartoli in piazza della Borsa (1905-06) e la “basilicale” struttura a tre navate in cemento armato e ferro che Giorgio Polli utilizzò nel 1913 per realizzare le navate del salone delle vendite della nuova pescheria, sul fronte mare del Borgo Giuseppino.


chiesa di San Spiridione
Trieste, chiesa ortodossa di San Spiridione, C.Maciachini 1859 (foto Carlo Nicotra)

Nel panorama degli edifici pubblici da ricordare certamente l'imponente Palazzo delle Poste e Telegrafi, realizzato tra il 1890 ed il 1894 sul sito già occupato dalla vecchia dogana, all'interno del Borgo Teresiano; l'architetto austriaco Friedrich Setz ideò il grande edificio dell'amministrazione asburgica conciliando le istituzionali esigenze funzionali e rappresentative con le caratteristiche formali del palazzo classico italiano. 



Trieste, Palazzo delle Poste e Telegrafi, F. Setz 1890, xilografia del prospetto principale. 

Un ultimo cenno, che sfiora appena l'ampio ed articolato contesto delle architetture eclettiche triestine da citare, va rivolto all'opera di Giovanni, Ruggero ed Arduino Berlam, tre generazioni di una famiglia di architetti, attivi in città tra il 1847 ed il 1946. 


Berlam -palazzo Gopcevich
Trieste, palazzo Gopcevich, G.Berlam 1850, particolare della facciata (foto Carlo Nicotra)

Giovanni progettò nel 1850 per Spiridione Gopcevich, un edificio che affacciava, sul Canal Grande, un prospetto che, ricco di motivi ornamentali romantici ispirati in parte dal committente e in parte ripresi dal Palazzo Ducale di Venezia, si poneva quale interessante eccezione al gusto architettonico predominante. Il connubio professionale tra Ruggero, figlio di Giovanni, ed il figlio Arduino, generò una serie di opere architettoniche che si pongono tra i principali esempi dell'eclettismo triestino. Ricordiamo il palazzo Vianello, che, realizzato nel 1904 in piazza della Caserma (l'attuale piazza Oberdan), contrapponeva una struttura in cemento armato, ancora inconsueta, ad una facciata riccamente decorata da motivi scultorei, l'importante palazzo sede della Riunione Adriatica di Sicurtà che, realizzato tra il 1909 e il 1914, costituirà un'importante quinta architettonica di matrice neo rinascimentale della piazza Nuova (ora piazza della Repubblica) e la sinagoga (1908-12) che, caratterizzata nelle sue tre facciate da influssi stilistici di derivazione orientale, costituiva, nella sua complessità strutturale, uno dei rari casi di mediazione tra un modello ad impianto basilicale e un sito dedicato al culto e al cerimoniale ebraico. 


Trieste, Sinagoga, Ruggero ed Arduino Berlam 1908.

Sarà Arduino dopo la morte del padre, con la costruzione del palazzo Aedes, tra il 1926 ed il 1928, a realizzare un'opera capace di porre l'accento sulla capacità dell'eclettismo di assorbire ed utilizzare modelli di eterogenea natura; l'edificio, denominato anche “grattacielo rosso”, situato nel punto d'incontro tra le rive ed il Canal Grande e prospiciente la facciata settentrionale del neoclassico palazzo Carciotti, riprendeva, con la sua massiccia mole realizzata in mattoni rossi a vista, l'idea spaziale e geometrica delle nuove strutture d'oltreoceano; l'abbandono nella realizzazione dell'opera, di tutti i motivi formali di derivazione classica, costituirà un'apertura, nel contesto culturale cittadino, per le architetture del nascente Movimento Moderno.

Trieste, palazzo Aedes, A.Berlam 1926, particolare della parte sommitale. 


mercoledì 7 marzo 2018

Trieste eclettica - (parte prima)

castello di Miramare

Trieste, castello di Miramare, Carl Junker 1856  (foto Carlo Nicotra)


Trascorso il primo quarantennio dell'Ottocento, durante il quale lo sviluppo della città, condizionato dalla continua ascesa della curva demografica, era abbastanza agevolmente assorbito dall'ampia reperibilità di aree edificabili nel contesto dei Borghi già strutturati, l'espansione urbana comincia ad interessare le ampie aree, sino a quel momento non edificate e marginali rispetto al centro, situate oltre la barriera naturale costituita dai torrenti Grande, Chiave e Farneto. La copertura di questi corsi d'acqua, effettuata tra il 1835 ed il 1849 nel tratto tra Largo della Barriera Vecchia e via Arcata ed il successivo ritombamento del torrente San Giovanni, lungo il tracciato delle attuali vie Giulia e Battisti, rese possibile l'espansione della città lungo un nuovo importante asse urbano (che prese il nome dall'allora governatore conte Stadion) e lo sviluppo di un contesto edilizio, costituito da edificato residenziale e commerciale, arricchito da ampie vie di collegamento, slarghi e piazze, quali la contrada e piazza della Legna e la contrada e piazza della Barriera Vecchia.



Trieste, Largo della Barriera Vecchia in un'immagine di inizio Novecento. 


Mentre nell'ambito del residenziale Borgo Chiozza la valorizzazione della contrada dell'Acquedotto, accesso al bosco del Farneto che si concludeva nella Caffetteria del Boschetto (1830), connotava il luogo quale spazio dedicato al passeggio, ritrovo e svago, nell'adiacente Borgo Maurizio le attività industriali del primo impianto edilizio venivano dismesse ed allontanate, dopo il 1840, in seguito alla realizzazione dell'imponente quadrilatero del nuovo ospedale civile. Questo importante edificio a pianta rettangolare (190 x 138 metri e corte alberata di circa 160 x 107 metri) inaugurato il 22 luglio 1841, venne dimensionato sulla previsione di una popolazione in rapida crescita; esso trovava modello tipologico nell'Allgemeines Krankenhaus di Vienna, radici classiche del suo impianto architettonico nell'Asklepeion di Pergamo e conformità tecnologica nei modelli di organizzazione sanitaria proposti dalla manualistica architettonica dell'Illuminismo. All'espansione urbana generata nell'area del Borgo Franceschino dalla presenza della nuova struttura sanitaria, si contrapponeva, nel corso degli anni quaranta, la crescita, al capo opposto della città, di un'altra importante componente urbana. Le attività industriali che iniziavano a svilupparsi nel contesto territoriale triestino, trovarono logica ed adeguata localizzazione nell'area, sufficientemente defilata dal centro cittadino, situata nel Vallone di Muggia, tra il promontorio di Sant'Andrea e l'area di Chiarbola. A tale sviluppo fece seguito l'importante inurbamento della zona di Rena Nuova, ove cresceva rapidamente il rione operaio di San Giacomo, finalizzato ad ospitare la manodopera per le nascenti industrie. Nel 1835 nell'area di Sant'Andrea avviarono la loro attività le fonderie Strudthoff, che dal 1845 diverranno uno stabilimento per la costruzione di macchine a vapore, nel 1839 venne fondato, dall'architetto navale veneziano Gaspare Tonello, il cantiere navale San Marco, mentre nel 1853 veniva intrapresa la costruzione, su progetto dell'architetto Hans Christian Hansen, del nuovo arsenale navale del Lloyd Austriaco. 



Trieste, nuovo arsenale del Lloyd, prospetti principali  (dal progetto di Hans Christian Hansen)


Hansen, che aveva già collaborato con il Lloyd progettando, in Grecia, le stazioni marittime di Lutraki e Kalimaki presso Corinto, riprendeva, nel progetto della torre d'accesso al complesso dei fabbricati, i concetti neomedievalisti dello Rundbogenstil che seguiva assieme al fratello Theophil. Questi accenti architettonici, identificati anche con la denominazione di gotico quadrato e abbastanza diffusi nel contesto mitteleuropeo della metà dell'Ottocento, verranno successivamente rivisitati da Carl Junker (castello di Miramare, e castelletto dell'Aquedotto) e da altri progettisti, per alcune realizzazioni nell'ambito cittadino (es. la fabbrica di birra Dreher). 

castelletto dell' Acquedotto

Aurisina, castelletto dell' Acquedotto, Carl Junker 1855 (foto Carlo Nicotra)


Le opere di costruzione dell'arsenale, completate nel 1858 a seguito della formazione di un poderoso terrapieno, vennero seguite dall'ingegnere Edward Heider, coadiuvato dai tecnici della società Felice Polli e Giambattista Tonello. A completamento del polo industriale Sant'Andrea-Chiarbola si aggiunse, dal 1864, la dislocazione nell'area della nuova Usina Comunale del Gas al cui interno venne realizzato, all'inizio del '900, su progetto dell'ingegnere Francesco Buonaffi, il monumentale gasometro della capacità di 20.000 mc. Lo sviluppo dell'industria meccanica e navale nel comprensorio triestino arrivava, dopo la metà dell'Ottocento, quasi a compensazione del periodo di crisi economica che si stava concretizzando in seguito alla progressiva perdita della funzione emporiale del porto. Sull'attività dello scalo infatti si rifletteva la crisi politica austriaca conseguente alla perdita dei territori del Lombardo-Veneto e del Friuli, la concorrenza del porto di Fiume e la contestuale evoluzione del sistema dei trasporti ferroviari che, con l'apertura di nuove direttrici, confinava il porto triestino in un semplice punto di passaggio delle merci.

Trieste, mappa indicante le linee di costruzione del nuovo porto e parco ferroviario (archivio del Comune di Trieste)


La crisi, decisamente aggravata dai ritardi nell'esecuzione delle nuove opere portuali previste dal piano elaborato tra il 1861 ed il 1862 dall'ingegnere francese Paulin Talabot (la realizzazione delle banchine e delle opere foranee si protrasse tra contrasti e difficoltà sino al 1887), avrà termine tra gli anni ottanta e novanta con il completamento di una serie di importanti infrastrutture, quali il parco ferroviario realizzato dalla Südbahn tra il 1850 ed il 1857 nell'area compresa tra l'ambito portuale il Borgo Teresiano ed il colle di Scorcola, la razionalizzazione dei collegamenti ferroviari tra Trieste e il centro Europa e l'avvio, da parte austriaca, di una nuova politica commerciale nei confronti dell'oriente. Il Drang nach Osten, la “spinta verso oriente” attuata dalla monarchia asburgica, facilitata anche dall'inaugurazione, nel novembre del 1869, del canale di Suez, darà infatti alla città ed al suo porto un nuovo floridissimo periodo che toccherà la sua fase migliore nei primi anni del Novecento protraendosi sino all'inizio del primo conflitto mondiale. Analogamente a quanto accaduto tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, alla ripresa del motore economico cittadino fece seguito una importante evoluzione della struttura urbana che non si limitò ai puri parametri quantitativi derivanti dall'incremento demografico, ma fu pure correlata all'evoluzione culturale che si stava concretizzando in quel periodo nei maggiori contesti urbani del continente. La scelta delle direttrici dello sviluppo urbanistico da dare alla città e quella dei modelli architettonici da applicare alle nuove costruzioni, subiva un'evoluzione che partiva dai modelli classici che avevano costituito l' ossatura per la nascita e lo sviluppo della città teresiana, per approdare ad un nuovo contesto culturale che vedeva, con lo sviluppo della società industriale ed il consolidarsi del potere borghese, la necessità di affermare la propria identità culturale. Nel contesto architettonico la libera manipolazione di elementi formali del passato, differenziati in ragione delle svariate culture nazionali e regionali ed intrecciati negli ideali della emergente cultura romantica, portò a quell'utilizzo, di elementi stilistici eterogenei, comunemente identificato quale arte dell'eclettismo e Trieste, proseguendo la sua crescita per parti compiute, non mancò di dotarsi di architetture che superavano gli accademici concetti neoclassici per approdare ai nuovi modelli. Contestualmente alla nascita del parco ferroviario alle pendici del colle di Scorcola ed alla crescita del rione di Roiano, il Comune provvedeva alla realizzazione di una nuova direttrice viaria che, con il prolungamento della contrada del Lazzaretto Nuovo, collegava la città al castello con parco che l'Arciduca Massimiliano d'Asburgo aveva iniziato a realizzare, quale sua dimora, sul promontorio di Miramare. 


Sintra (Portogallo), Palácio Nacional da Pena


Massimiliano maturò l'idea di questo edificio ispirandosi al Palácio di Sintra in Portogallo, che il Principe Ferdinando di Sassonia aveva realizzato nel 1840 utilizzando un connubio tra diversi stili architettonici evocativi ed un ambiente naturale di pregio, e ne affidò il progetto all'ingegnere austriaco Carl Junker, ideatore nel 1855 del Castelletto dell'acquedotto di Aurisina. 


castello di Miramare

Trieste, castello di Miramare, particolare dell' alzato  (foto Carlo Nicotra)


Junker, per soddisfare le precise volontà del committente in merito alle caratteristiche architettoniche da applicare, fece uso degli stilemi propri all'eclettico neo medievale che trovavano riferimento nell'opera e nel pensiero degli architetti danesi Theophilus ed Hans Christian Hansen, già attivi a Trieste, e palesi similitudini in diverse costruzioni coeve nordeuropee quali lo Schloss Babelsberg realizzato a Potsdam nel 1835 su progetto di Karl Friedrich Schinkel e lo Schloss Kittendorf che Friedrich Hitzig, allievo di Schinkel, realizzò tra il 1848 ed il 1853. 


Potsdam, Schloss Babelsberg, K.F. Schinkel ,1835 (foto R.Möher)


Schloss Kittendorf, F. Hitzig, 1848.


Il castello di Miramare, la cui costruzione iniziò nel 1856, fu completato dopo la morte di Massimiliano. Nell'area di raccordo tra la città (Borgo Teresiano), l'impianto portuale in corso di realizzazione ed il parco ferroviario, veniva edificato, nel 1857 il primo edificio della stazione viaggiatori, sostituito, nel giugno del 1878, da un'importante struttura neo rinascimentale ideata dall'ingegnere austriaco Wilhelm Ritter von Flattich, già progettista della Südbahnhof di Vienna. 


Trieste, la stazione centrale in una foto di inizio Novecento.


Contestualmente alla realizzazione del terminal ferroviario veniva dato corso all'urbanizzazione ed alla pavimentazione del piazzale antistante (l'attuale piazza della Libertà) e venivano autorizzate diverse iniziative immobiliari private che avrebbero dotato ben presto l'area pubblica di compatte quinte architettoniche. Tra queste ricordiamo il palazzo che gli architetti viennesi Anton Gross e Wilhelm Jelinek edificheranno (1878-81) in stile neo rinascimentale, per il costruttore navale Antonio Panfilli, ed i palazzi Kallister (1879-82) ed Economo (1884-87), nei quali l'uso di articolati elementi architettonici neogreci nell'organizzazione dei prospetti principali, porterebbe a collegare le caratteristiche formali dei progetti, attribuiti correntemente agli architetti Giovanni Scalmanini e Luigi Zabeo, alla dottrina del greek revival che in quel momento a Trieste trovava in Theophilus Hansen autorevole esponente.

Trieste, palazzo Economo in una foto di inizio Novecento