mercoledì 7 marzo 2018

Trieste eclettica - (parte prima)

castello di Miramare

Trieste, castello di Miramare, Carl Junker 1856  (foto Carlo Nicotra)


Trascorso il primo quarantennio dell'Ottocento, durante il quale lo sviluppo della città, condizionato dalla continua ascesa della curva demografica, era abbastanza agevolmente assorbito dall'ampia reperibilità di aree edificabili nel contesto dei Borghi già strutturati, l'espansione urbana comincia ad interessare le ampie aree, sino a quel momento non edificate e marginali rispetto al centro, situate oltre la barriera naturale costituita dai torrenti Grande, Chiave e Farneto. La copertura di questi corsi d'acqua, effettuata tra il 1835 ed il 1849 nel tratto tra Largo della Barriera Vecchia e via Arcata ed il successivo ritombamento del torrente San Giovanni, lungo il tracciato delle attuali vie Giulia e Battisti, rese possibile l'espansione della città lungo un nuovo importante asse urbano (che prese il nome dall'allora governatore conte Stadion) e lo sviluppo di un contesto edilizio, costituito da edificato residenziale e commerciale, arricchito da ampie vie di collegamento, slarghi e piazze, quali la contrada e piazza della Legna e la contrada e piazza della Barriera Vecchia.



Trieste, Largo della Barriera Vecchia in un'immagine di inizio Novecento. 


Mentre nell'ambito del residenziale Borgo Chiozza la valorizzazione della contrada dell'Acquedotto, accesso al bosco del Farneto che si concludeva nella Caffetteria del Boschetto (1830), connotava il luogo quale spazio dedicato al passeggio, ritrovo e svago, nell'adiacente Borgo Maurizio le attività industriali del primo impianto edilizio venivano dismesse ed allontanate, dopo il 1840, in seguito alla realizzazione dell'imponente quadrilatero del nuovo ospedale civile. Questo importante edificio a pianta rettangolare (190 x 138 metri e corte alberata di circa 160 x 107 metri) inaugurato il 22 luglio 1841, venne dimensionato sulla previsione di una popolazione in rapida crescita; esso trovava modello tipologico nell'Allgemeines Krankenhaus di Vienna, radici classiche del suo impianto architettonico nell'Asklepeion di Pergamo e conformità tecnologica nei modelli di organizzazione sanitaria proposti dalla manualistica architettonica dell'Illuminismo. All'espansione urbana generata nell'area del Borgo Franceschino dalla presenza della nuova struttura sanitaria, si contrapponeva, nel corso degli anni quaranta, la crescita, al capo opposto della città, di un'altra importante componente urbana. Le attività industriali che iniziavano a svilupparsi nel contesto territoriale triestino, trovarono logica ed adeguata localizzazione nell'area, sufficientemente defilata dal centro cittadino, situata nel Vallone di Muggia, tra il promontorio di Sant'Andrea e l'area di Chiarbola. A tale sviluppo fece seguito l'importante inurbamento della zona di Rena Nuova, ove cresceva rapidamente il rione operaio di San Giacomo, finalizzato ad ospitare la manodopera per le nascenti industrie. Nel 1835 nell'area di Sant'Andrea avviarono la loro attività le fonderie Strudthoff, che dal 1845 diverranno uno stabilimento per la costruzione di macchine a vapore, nel 1839 venne fondato, dall'architetto navale veneziano Gaspare Tonello, il cantiere navale San Marco, mentre nel 1853 veniva intrapresa la costruzione, su progetto dell'architetto Hans Christian Hansen, del nuovo arsenale navale del Lloyd Austriaco. 



Trieste, nuovo arsenale del Lloyd, prospetti principali  (dal progetto di Hans Christian Hansen)


Hansen, che aveva già collaborato con il Lloyd progettando, in Grecia, le stazioni marittime di Lutraki e Kalimaki presso Corinto, riprendeva, nel progetto della torre d'accesso al complesso dei fabbricati, i concetti neomedievalisti dello Rundbogenstil che seguiva assieme al fratello Theophil. Questi accenti architettonici, identificati anche con la denominazione di gotico quadrato e abbastanza diffusi nel contesto mitteleuropeo della metà dell'Ottocento, verranno successivamente rivisitati da Carl Junker (castello di Miramare, e castelletto dell'Aquedotto) e da altri progettisti, per alcune realizzazioni nell'ambito cittadino (es. la fabbrica di birra Dreher). 

castelletto dell' Acquedotto

Aurisina, castelletto dell' Acquedotto, Carl Junker 1855 (foto Carlo Nicotra)


Le opere di costruzione dell'arsenale, completate nel 1858 a seguito della formazione di un poderoso terrapieno, vennero seguite dall'ingegnere Edward Heider, coadiuvato dai tecnici della società Felice Polli e Giambattista Tonello. A completamento del polo industriale Sant'Andrea-Chiarbola si aggiunse, dal 1864, la dislocazione nell'area della nuova Usina Comunale del Gas al cui interno venne realizzato, all'inizio del '900, su progetto dell'ingegnere Francesco Buonaffi, il monumentale gasometro della capacità di 20.000 mc. Lo sviluppo dell'industria meccanica e navale nel comprensorio triestino arrivava, dopo la metà dell'Ottocento, quasi a compensazione del periodo di crisi economica che si stava concretizzando in seguito alla progressiva perdita della funzione emporiale del porto. Sull'attività dello scalo infatti si rifletteva la crisi politica austriaca conseguente alla perdita dei territori del Lombardo-Veneto e del Friuli, la concorrenza del porto di Fiume e la contestuale evoluzione del sistema dei trasporti ferroviari che, con l'apertura di nuove direttrici, confinava il porto triestino in un semplice punto di passaggio delle merci.

Trieste, mappa indicante le linee di costruzione del nuovo porto e parco ferroviario (archivio del Comune di Trieste)


La crisi, decisamente aggravata dai ritardi nell'esecuzione delle nuove opere portuali previste dal piano elaborato tra il 1861 ed il 1862 dall'ingegnere francese Paulin Talabot (la realizzazione delle banchine e delle opere foranee si protrasse tra contrasti e difficoltà sino al 1887), avrà termine tra gli anni ottanta e novanta con il completamento di una serie di importanti infrastrutture, quali il parco ferroviario realizzato dalla Südbahn tra il 1850 ed il 1857 nell'area compresa tra l'ambito portuale il Borgo Teresiano ed il colle di Scorcola, la razionalizzazione dei collegamenti ferroviari tra Trieste e il centro Europa e l'avvio, da parte austriaca, di una nuova politica commerciale nei confronti dell'oriente. Il Drang nach Osten, la “spinta verso oriente” attuata dalla monarchia asburgica, facilitata anche dall'inaugurazione, nel novembre del 1869, del canale di Suez, darà infatti alla città ed al suo porto un nuovo floridissimo periodo che toccherà la sua fase migliore nei primi anni del Novecento protraendosi sino all'inizio del primo conflitto mondiale. Analogamente a quanto accaduto tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, alla ripresa del motore economico cittadino fece seguito una importante evoluzione della struttura urbana che non si limitò ai puri parametri quantitativi derivanti dall'incremento demografico, ma fu pure correlata all'evoluzione culturale che si stava concretizzando in quel periodo nei maggiori contesti urbani del continente. La scelta delle direttrici dello sviluppo urbanistico da dare alla città e quella dei modelli architettonici da applicare alle nuove costruzioni, subiva un'evoluzione che partiva dai modelli classici che avevano costituito l' ossatura per la nascita e lo sviluppo della città teresiana, per approdare ad un nuovo contesto culturale che vedeva, con lo sviluppo della società industriale ed il consolidarsi del potere borghese, la necessità di affermare la propria identità culturale. Nel contesto architettonico la libera manipolazione di elementi formali del passato, differenziati in ragione delle svariate culture nazionali e regionali ed intrecciati negli ideali della emergente cultura romantica, portò a quell'utilizzo, di elementi stilistici eterogenei, comunemente identificato quale arte dell'eclettismo e Trieste, proseguendo la sua crescita per parti compiute, non mancò di dotarsi di architetture che superavano gli accademici concetti neoclassici per approdare ai nuovi modelli. Contestualmente alla nascita del parco ferroviario alle pendici del colle di Scorcola ed alla crescita del rione di Roiano, il Comune provvedeva alla realizzazione di una nuova direttrice viaria che, con il prolungamento della contrada del Lazzaretto Nuovo, collegava la città al castello con parco che l'Arciduca Massimiliano d'Asburgo aveva iniziato a realizzare, quale sua dimora, sul promontorio di Miramare. 


Sintra (Portogallo), Palácio Nacional da Pena


Massimiliano maturò l'idea di questo edificio ispirandosi al Palácio di Sintra in Portogallo, che il Principe Ferdinando di Sassonia aveva realizzato nel 1840 utilizzando un connubio tra diversi stili architettonici evocativi ed un ambiente naturale di pregio, e ne affidò il progetto all'ingegnere austriaco Carl Junker, ideatore nel 1855 del Castelletto dell'acquedotto di Aurisina. 


castello di Miramare

Trieste, castello di Miramare, particolare dell' alzato  (foto Carlo Nicotra)


Junker, per soddisfare le precise volontà del committente in merito alle caratteristiche architettoniche da applicare, fece uso degli stilemi propri all'eclettico neo medievale che trovavano riferimento nell'opera e nel pensiero degli architetti danesi Theophilus ed Hans Christian Hansen, già attivi a Trieste, e palesi similitudini in diverse costruzioni coeve nordeuropee quali lo Schloss Babelsberg realizzato a Potsdam nel 1835 su progetto di Karl Friedrich Schinkel e lo Schloss Kittendorf che Friedrich Hitzig, allievo di Schinkel, realizzò tra il 1848 ed il 1853. 


Potsdam, Schloss Babelsberg, K.F. Schinkel ,1835 (foto R.Möher)


Schloss Kittendorf, F. Hitzig, 1848.


Il castello di Miramare, la cui costruzione iniziò nel 1856, fu completato dopo la morte di Massimiliano. Nell'area di raccordo tra la città (Borgo Teresiano), l'impianto portuale in corso di realizzazione ed il parco ferroviario, veniva edificato, nel 1857 il primo edificio della stazione viaggiatori, sostituito, nel giugno del 1878, da un'importante struttura neo rinascimentale ideata dall'ingegnere austriaco Wilhelm Ritter von Flattich, già progettista della Südbahnhof di Vienna. 


Trieste, la stazione centrale in una foto di inizio Novecento.


Contestualmente alla realizzazione del terminal ferroviario veniva dato corso all'urbanizzazione ed alla pavimentazione del piazzale antistante (l'attuale piazza della Libertà) e venivano autorizzate diverse iniziative immobiliari private che avrebbero dotato ben presto l'area pubblica di compatte quinte architettoniche. Tra queste ricordiamo il palazzo che gli architetti viennesi Anton Gross e Wilhelm Jelinek edificheranno (1878-81) in stile neo rinascimentale, per il costruttore navale Antonio Panfilli, ed i palazzi Kallister (1879-82) ed Economo (1884-87), nei quali l'uso di articolati elementi architettonici neogreci nell'organizzazione dei prospetti principali, porterebbe a collegare le caratteristiche formali dei progetti, attribuiti correntemente agli architetti Giovanni Scalmanini e Luigi Zabeo, alla dottrina del greek revival che in quel momento a Trieste trovava in Theophilus Hansen autorevole esponente.

Trieste, palazzo Economo in una foto di inizio Novecento




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