mercoledì 10 giugno 2020

Grado, castrum nella laguna veneta; parte prima

s.eufemia

Grado, basilica di Sant' Eufemia, facciata settentrionale (foto Carlo Nicotra)i


Cenni di storia

La fitta rete di secche, bassifondi, barene e canali, formati dal progressivo impaludamento dell'area costiera adriatica situata tra le foci del Po e del Timavo, i lidi sottili e stagni citati da Tito Livio (descrizione della sconfitta inflitta nel IV sec.a.C. dai veneti all'invasore spartano Cleonimo_Tito Livio Ab urbe condita X), hanno da sempre costituito un unicum naturale atto a rendere difficilmente praticabile l'accesso alla laguna a chi non ne avesse perfetta conoscenza. Questa particolarità ambientale, rivelatasi quale importantissimo strumento di difesa militare fu fattore determinante per le origini, lo sviluppo ed il destino politico-insediativo dei territori della Venetia maritima e della città-stato che ne erediterà il nome.  


Grado laguna

Particolare della mappa "La vera descrizione del Friuli" di Giovanni Andrea Valvassori - Venezia 1553. L'immagine rappresenta la laguna veneta ed indica Aquilegia (Aquileia) e Grado Città (Grado)


Al primo embrione urbano di Venezia, che iniziava a svilupparsi dopo il VI sec. a Rivoalt9(o nel contesto delle isole Realtine, faceva eco la crescita di altri piccoli insediamenti collocati lungo i percorsi dell'antica navigazione endolagunare o prospicienti l'area della pianura veneta occupata dagli Altinati (Torcello, Mazzorbo, Burano, Costanziaco, Ammiana, Murano) che si qualificavano quale sicuro rifugio delle popolazioni in fuga dall'incalzare delle invasioni barbariche (Unni di Attila) ma soprattutto, dagli effetti dello stanziamento, dopo il 568, dei Longobardi.  Nella parte meridionale della laguna gli insediamenti maggiormente coinvolti dai flussi migratori, provenienti da Padova e dall'entroterra veneto del Brenta, furono Chioggia, Cavarzere e il villaggio portuale romano di Malamocco (Metamaucum), mentre sul limite settentrionale del contesto lagunare, il castrum di Grado (Aquae Gradatae) divenne meta delle popolazioni dell'Aquileiese successivamente alle invasioni di Alarico del 401 e 408 e di Attila (maggio del 452). L'insediamento gradese, sorto in periodo romano quale supporto commerciale e difensivo del sistema portuale di Aquileia, ricopriva le funzioni di primo scalo per le imbarcazioni che, giungendo dall'Adriatico, imboccavano e risalivano il corso terminale del Natisone accedendo all'area commerciale della città e di conseguenza alla complessa rete stradale dell'impero.  L'impianto del castrum, per il quale non sono disponibili, in epoca romana, fonti documentarie dotate di una sicura cronologia (indagini archeologiche ne attesterebbero la nascita a un periodo sostanzialmente contestuale a quello di Aquileia), secondo le antiche cronache veneziane, iniziò a sviluppare una sua struttura autonoma nella prima epoca longobarda ed al conseguente insediamento, nel 568, del Patriarca aquileiese Paolino; egli riparando sull'isola vi stabilì la nuova sede del Patriarcato, conferendo al sito una nuova, importante veste storica e spirituale.  Le ipotesi in merito al periodo nel quale Grado iniziò ad imporsi quale centro urbano autonomo sono diverse: le citazioni effettuate nell'VIII secolo da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum, riprese in epoca più tarda dal veneziano Andrea Dandolo nella Chronica per extensum descripta, attestavano uno sviluppo del castrum quale conseguenza degli sconvolgimenti subiti dal territorio friulano durante le invasioni visigote del primo Quattrocento; altri recenti studi farebbero invece supporre lo sviluppo di Grado come porto e come castello, in relazione all'interro del canale di Aquileia (fatto che le indagini archeologiche attestano intorno al secolo VI). L'isola lagunare nel periodo successivo, (probabilmente dopo l'intervento militare imperiale del 552 contro i Goti), stabilizzò la sua appartenenza ai domini bizantini, contrariamente al resto del territorio friulano, Aquileia inclusa, che rimaneva ancora saldamente sottoposta al controllo Longobardo. Grado in quel periodo, sviluppò il suo impianto urbano, si dotò di nuove opere di fortificazione e avviò la costruzione delle due basiliche: Sant'Eufemia (inizialmente dedicata ai protomartiri aquileiesi Ermagora e Fortunato), consacrata dal Patriarca Elia il 3 novembre del 579, e Santa Maria delle Grazie, edificata sempre per volere di Elia, sul sito di una precedente basilica paleocristiana della prima metà del V secolo.



Sant'Eufemia

Grado,basilica di Sant'Eufemia (foto Carlo Nicotra)

Basilica di Sant' Eufemia, ambone duecentesco (foto Carlo Nicotra)

La crescente importanza politica di Grado, rafforzata dalla scissione delle sedi patriarcali (dal 737 il patriarcato di Aquileia, con sede a Cividale, divenne del tutto separato da quello gradese), si accompagnò alla maturazione del potere ducale a Venezia che, successivamente alla caduta (774) del regno longobardo ad opera dei franchi, estese il suo controllo sull'intera laguna. La decadenza iniziò contestualmente all'emergere della potenza marciana, alla soppressione della diocesi gradese, ed al conseguente trasferimento, avvenuto dopo il XV secolo, della residenza patriarcale alla basilica di San Pietro di Castello a Venezia.  

Grado Santa Maria delle Grazie

Grado, cattedrale di Santa Maria delle Grazie (foto Carlo Nicotra)

Grado, compresa nei territori del Dogado (l'area metropolitana lagunare di Venezia) sino al trattato di Campoformido (1797) e inclusa nei diversi possedimenti costieri veneziani compresi tra Lignano, Marano (veneta dal 1543) e Monfalcone subì, nel corso del Settecento, un progressivo impoverimento ed isolamento; le condizioni di vita dell'isola divennero man mano più difficili e portarono alla progressiva trasformazione dell'antico castrum in un borgo di pescatori con non più di duemila abitanti.  Durante l' occupazione napoleonica ed il breve possesso inglese (1810), nel periodo immediatamente successivo alla caduta della Serenissima, Grado aggravò ulteriormente la già precaria condizione di decadenza ed abbandono, subendo anche alcuni gravi danneggiamenti al suo patrimonio culturale quali l'incendio dell'archivio e la demolizione della chiesa di San Vitale. L'annessione dal 1815 all'impero asburgico, decretò la definitiva e totale dipendenza amministrativa dell'isola alla contea di Gorizia, con la conseguente rescissione di ogni legame sociale,economico e culturale da Venezia. Grado riprese la sua crescita solamente in epoca contemporanea con l'inaugurazione dell'Ospizio marino nel 1872, con l'apertura nel 1892 del primo stabilimento balneare e con la costruzione nel 1896, del primo albergo diventando, nel giro di pochi anni, una delle località balneari più note dell'Impero austro-ungarico. Nel 1910, fu aperta a la linea ferroviaria tra Cervignano e Belvedere, tratta che permetteva di raggiungere l' isola con solo mezz'ora di vaporetto. La realizzazione della diga lagunare con la relativa passeggiata a mare e del caratteristico porto interno, costituirono ulteriori incentivi allo sviluppo del nuovo centro urbano che cresceva attiguo allo storico castrum

Grado porto

Il porto interno di Grado, realizzato nei primi anni del Novecento (foto Carlo Nicotra)


Grado foto storica

Il porto di Grado in una immagine d' epoca

Il 14 giugno 1936 l' isola di Grado, già facilitata nei collegamenti con l' entroterra friulano dalla realizzazione della strada lagunare tra Belvedere e la darsena San Marco, venne definitivamente collegata alla terraferma con la posa in opera del nuovo ponte girevole, successivamente denominato ponte Matteotti; la struttura di 213 metri di lunghezza, progettata dai fratelli gradesi Degrassi e realizzata dalla Società Adriatica di Costruzioni di Trieste, segnò il termine del secolare isolamento dell'insediamento gradese.


 



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