Grado, basilica di Sant' Eufemia, facciata settentrionale (foto Carlo Nicotra)i |
Cenni di storia
La fitta rete di secche, bassifondi, barene e canali, formati dal progressivo impaludamento dell'area costiera adriatica situata tra le foci del Po e del Timavo, i lidi sottili e stagni citati da Tito Livio (descrizione della sconfitta inflitta nel IV sec.a.C. dai veneti all'invasore spartano Cleonimo_Tito Livio Ab urbe condita X), hanno da sempre costituito un unicum naturale atto a rendere difficilmente praticabile l'accesso alla laguna a chi non ne avesse perfetta conoscenza. Questa particolarità ambientale, rivelatasi quale importantissimo strumento di difesa militare fu fattore determinante per le origini, lo sviluppo ed il destino politico-insediativo dei territori della Venetia maritima e della città-stato che ne erediterà il nome.
Particolare della mappa "La vera descrizione del Friuli" di Giovanni Andrea Valvassori - Venezia 1553. L'immagine rappresenta la laguna veneta ed indica Aquilegia (Aquileia) e Grado Città (Grado) |
Grado,basilica di Sant'Eufemia (foto Carlo Nicotra) |
Basilica di Sant' Eufemia, ambone duecentesco (foto Carlo Nicotra) |
La crescente importanza politica di Grado, rafforzata dalla scissione delle sedi patriarcali (dal 737 il patriarcato di Aquileia, con sede a Cividale, divenne del tutto separato da quello gradese), si accompagnò alla maturazione del potere ducale a Venezia che, successivamente alla caduta (774) del regno longobardo ad opera dei franchi, estese il suo controllo sull'intera laguna. La decadenza iniziò contestualmente all'emergere della potenza marciana, alla soppressione della diocesi gradese, ed al conseguente trasferimento, avvenuto dopo il XV secolo, della residenza patriarcale alla basilica di San Pietro di Castello a Venezia.
Grado, cattedrale di Santa Maria delle Grazie (foto Carlo Nicotra) |
Grado, compresa nei territori del Dogado (l'area metropolitana lagunare di Venezia) sino al trattato di Campoformido (1797) e inclusa nei diversi possedimenti costieri veneziani compresi tra Lignano, Marano (veneta dal 1543) e Monfalcone subì, nel corso del Settecento, un progressivo impoverimento ed isolamento; le condizioni di vita dell'isola divennero man mano più difficili e portarono alla progressiva trasformazione dell'antico castrum in un borgo di pescatori con non più di duemila abitanti. Durante l' occupazione napoleonica ed il breve possesso inglese (1810), nel periodo immediatamente successivo alla caduta della Serenissima, Grado aggravò ulteriormente la già precaria condizione di decadenza ed abbandono, subendo anche alcuni gravi danneggiamenti al suo patrimonio culturale quali l'incendio dell'archivio e la demolizione della chiesa di San Vitale. L'annessione dal 1815 all'impero asburgico, decretò la definitiva e totale dipendenza amministrativa dell'isola alla contea di Gorizia, con la conseguente rescissione di ogni legame sociale,economico e culturale da Venezia. Grado riprese la sua crescita solamente in epoca contemporanea con l'inaugurazione dell'Ospizio marino nel 1872, con l'apertura nel 1892 del primo stabilimento balneare e con la costruzione nel 1896, del primo albergo diventando, nel giro di pochi anni, una delle località balneari più note dell'Impero austro-ungarico. Nel 1910, fu aperta a la linea ferroviaria tra Cervignano e Belvedere, tratta che permetteva di raggiungere l' isola con solo mezz'ora di vaporetto. La realizzazione della diga lagunare con la relativa passeggiata a mare e del caratteristico porto interno, costituirono ulteriori incentivi allo sviluppo del nuovo centro urbano che cresceva attiguo allo storico castrum.
Il porto interno di Grado, realizzato nei primi anni del Novecento (foto Carlo Nicotra) |
Il porto di Grado in una immagine d' epoca |
Il 14 giugno 1936 l' isola di Grado, già facilitata nei collegamenti con l' entroterra friulano dalla realizzazione della strada lagunare tra Belvedere e la darsena San Marco, venne definitivamente collegata alla terraferma con la posa in opera del nuovo ponte girevole, successivamente denominato ponte Matteotti; la struttura di 213 metri di lunghezza, progettata dai fratelli gradesi Degrassi e realizzata dalla Società Adriatica di Costruzioni di Trieste, segnò il termine del secolare isolamento dell'insediamento gradese.
Nessun commento:
Posta un commento