giovedì 30 marzo 2017

Castello di San Giusto – gli interventi del dopoguerra

Castello di San Giusto
Castello di San Giusto, bastione rotondo ( foto archivio del Comune di Trieste)

Il 23 ottobre 1944, nel corso del bombardamento aereo di Trieste, il castello subì notevoli danneggiamenti e gli spazi museali, che sino a quel momento avevano mantenuto una seppur minima operatività, vennero chiusi per riaprire al pubblico il 3 novembre 1946, dopo una lunga opera di restauro e riallestimento. La “Bottega del Vino” ed i locali del bastione Pomis-Fiorito ripresero la loro attività nel 1949, mentre altri interventi di ripristino proseguirono, in varia misura, sino al 1955. In questo periodo iniziarono ad emergere, sia un progressivo decadimento delle condizioni di manutenzione, conseguente alla forzata compressione dei tempi di esecuzione dei restauri degli anni 1934-1937, che una serie di inadeguatezze funzionali, derivate dalla progressiva evoluzione delle normative di sicurezza dei locali e degli spazi pubblici. 


Il bastione rotondo e l' edificio federiciano nel 2004 prima dei restauri ( foto Francesco Rossi)


particolare delle piante rampicanti sulle murature ( foto archivio del Comune di Trieste)

L' incontrollata crescita delle piante di edera sulle cortine murarie, coniugata alla scarsa consistenza della pietra arenaria e delle malte utilizzate per la loro costruzione, portarono rapidamente le strutture del castello ad una condizione di diffuso degrado, che venne risolta solamente con gli interventi effettuati tra il 2003 ed il 2013.


Castello di San Giusto in restauro
settembre 2004 - il piazzale prima dell' inizio dei lavori (foto Carlo Nicotra)

Il teatro all'aperto situato nel piazzale, subì numerose trasformazioni ed adattamenti: tra gli anni 1967–1969 il palcoscenico in legno, realizzato nel 1937 e rifatto nel 1951, fu sostituito da una struttura in cemento armato, che venne a sua volta demolita nel 2004, mentre la platea, i servizi per il pubblico e gli spazi tecnici furono progressivamente adeguati alle nuove esigenze e normative.


novembre 2004 - demolizione del palcoscenico ( foto Carlo Nicotra)

novembre 2004 - demolizione del palcoscenico ( foto Carlo Nicotra)

La vocazione culturale del castello, avviata nel 1936 in seguito alla realizzazione dei primi ambienti museali, venne man mano implementata da nuovi spazi; tra il 1979 ed il 1981 nel bastione Pomis-Fiorito, vennero sistemate, al posto dell'ex locale da ballo, alcune sale dedicate alle esposizioni temporanee promosse dall'Azienda di Soggiorno di Trieste, mentre le quattro grandi sale voltate del bastione Lalio, inaugurate il 4 aprile 2001 dopo una complessa opera di restauro ed allestimento, divennero sede definitiva del “
Nuovo Lapidario Tergestino. Le trasformazioni effettuate non furono però sufficienti a fermare il lento e progressivo degrado delle strutture e le difficoltà d'ordine gestionale del castello non favorirono la programmazione delle necessarie opere di manutenzione. La carenza di interventi mirati ad una oculata conservazione delle murature e dei manufatti storici, rese necessaria la realizzazione di un progetto di restauro complessivo che, avviato da Comune di Trieste nel corso del 2002, portò all'esecuzione, tra il settembre 2003 ed il maggio 2013, di una serie di interventi complessi sulla struttura. Il primo cantiere, il cosiddetto “Lotto 0” fu indirizzato all'esecuzione di sondaggi e di opere propedeutiche alla determinazione di una metodologia di intervento; iniziò il 23 settembre 2003 per concludersi in data 25 febbraio 2005. Nel contesto dei 17 mesi di lavoro, venne eseguito il nuovo rilievo informatizzato, vennero collaudate ed applicate adeguate tecniche di bonifica e consolidamento delle murature ed effettuate, attraverso prospezioni georadar, verifiche non distruttive sull'eventuale esistenza di permanenze archeologiche. Il lotto successivo ebbe inizio in data 1 giugno 2005 e si concluse l' 11 aprile 2007. 



luglio 2005 - scavi archeologici nel piazzale (foto archivio del Comune di Trieste)

Dopo l' esecuzione di una serie di indagini archeologiche dirette (13 giugno - 18 settembre 2005), fu possibile effettuare la risistemazione complessiva del piazzale; vennero eliminate quasi del tutto le superfetazioni recenti e fu effettuata la totale ripavimentazione. La scelta della tipologia dei materiali e delle tecnologie da adottare, non fu semplice né immediata, e portò, dopo un lungo confronto tra Comune e Soprintendenza, all'esecuzione di un piano di calpestio realizzato con cubetti in pietra arenaria di adeguata pezzatura.


novembre 2005 - posa della nuova pavimentazione del piazzale (foto archivio del Comune di Trieste)

Contestualmente alle opere nel piazzale, vennero eseguiti lavori finalizzati a garantire la sicurezza dei visitatori, si sistemarono i locali d' ingresso al castello e gli ambienti museali. Il 23 novembre 2006 vennero avviati i restauri dei vani voltati superiori del bastione Lalio; gli interventi, finalizzati all'esecuzione di bonifiche e consolidamenti delle volte e delle pareti del sotterraneo interessate da infiltrazioni meteoriche che penetravano attraverso le disconnessioni delle strutture murarie del bastione, si conclusero nel dicembre del 2008. L' esecuzione dei lavori rese possibile il restauro delle decorazioni pittoriche presenti sulle volte e sulle strutture lignee dei soffitti ed il riutilizzo dei locali. L' intervento successivo, iniziò il 12 maggio 2009 per concludersi il 5 luglio 2011. I lavori furono finalizzati al recupero funzionale delle sale espositive del bastione Pomis, mentre l' ultimo lotto dei lavori, effettuato tra il 21 giugno 2011 e il 13 maggio 2013, permise di effettuare alcune ulteriori opere di restauro alle murature esterne ed alle coperture dell'edificio federiciano. La vastità e complessità delle strutture del castello avrebbero richiesto l' esecuzione di ulteriori lavori, ma la carenza di finanziamenti decretò la fine del programma.















mercoledì 22 marzo 2017

Castello di San Giusto - I restauri degli anni '30

Nel luglio del 1928 la “Rivista Mensile della Città di Trieste” pubblicò un articolo nel quale, per la prima volta, si ipotizzava un'eventuale operazione di restauro e riuso del castello la cui immagine veniva ancora associata a quella di una caserma finalizzata al controllo militare della città. Si apriva così un pubblico dibattito mirato a sostenere i programmi di trasformazione urbanistica del colle di San Giusto che, coerentemente alle previsioni del nuovo piano regolatore, doveva dare, nel suo impianto complessivo e nelle sue componenti monumentali, un' immagine urbana fortemente connotata alla italianità e romanità del sito.


Lato nord est del castello prima dei restauri (archivio del Comune di Trieste)

Il ritrovamento, nel settembre del 1929, nel piazzale di fronte al castello, di alcuni reperti lapidei appartenenti al foro romano, diede il via alla campagna di scavi archeologici che si concluse nel 1933 con la totale risistemazione dell'area e contestualmente accelerò il programma di restauri degli edifici storici (castello e cattedrale) che il direttore degli uffici della Soprintendenza, architetto Guido Cirilli, aveva iniziato a predisporre già dalla data del suo insediamento a Trieste, nel 1919.
I lavori iniziarono alla fine del 1933 e si protrassero, con varie fasi operative, sino al dicembre del 1937. I vari interventi eseguiti furono condizionati, nei tempi e nelle modalità, da quella volontà politica che aveva patrocinato l'avvio del progetto e che suggellava la stretta collaborazione tra il Comune di Trieste, proprietario dell'immobile, e la Soprintendenza alle Belle Arti, che assumeva la direzione tecnica delle operazioni.
Nel contesto risultò determinante la figura di Ferdinando Forlati, subentrato nel 1926 alla direzione della Soprintendenza di Trieste, che applicherà, nell'impostazione tecnico - progettuale dell'intervento, metodologie di ricostruzione stilistica e trasformazione funzionale già utilizzate tra il 1922 ed il 1926 nella ristrutturazione del Castelvecchio di Verona. Elementi principali di questa trasformazione saranno la collocazione, nelle sale opportunamente ricreate all'interno dei bastioni, di alcune funzionalità museali cittadine e la trasformazione del piazzale interno, di parte degli edifici e delle cortine murarie in luoghi attrezzati per lo spettacolo e l' intrattenimento.


Piazzale delle milizie  durante le fasi di restauro nel 1936 (archivio del Comune di Trieste)

Nel corso del 1934 furono effettuate opere di sondaggio archeologico finalizzate al completamento della parte progettuale, mentre la prima fase di lavori iniziò nel corso del 1935 per concludersi al 31 maggio del 1936. Vennero innanzitutto restaurate le murature esterne per poi proseguire con la sistemazione delle nuove strutture museali e della sala espositiva dedicata allo scrittore Giuseppe Caprin.
I lavori nel castello ripresero all'inizio del 1937 con la realizzazione delle opere finalizzate al totale recupero della struttura al pubblico utilizzo. Il Bastione Pomis venne trasformato in un locale di intrattenimento denominato “giardino della danza”, il piazzale fu completamente modificato, ripulito da tutte le superfetazioni, abbassato di livello nella quota di calpestio e trasformato in teatro all'aperto mentre negli spazi ricavati dalla bonifica dei sotterranei del bastione Lalio, veniva realizzato un ulteriore locale pubblico: la “bottega del vino”.


Il palcoscenico e gli spazi per il pubblico sistemato nel piazzale del castello (archivio Maurizio Radacich)

Lo spazio teatrale venne attrezzato con un palcoscenico in legno di 550 mq di superficie posto su uno dei vertici del piazzale triangolare, con gli spazi per il pubblico disposti di fronte a semicerchio e i camerini per gli artisti allocati nei vani sotterranei, ristrutturati, del retrostante bastione Pomis.
Il 2 luglio 1937 la struttura venne inaugurata con una rappresentazione lirica e il 12 dicembre dello stesso anno, con la formale inaugurazione della “bottega del vino”, si concludevano tutti i lavori di sistemazione del castello.


venerdì 17 marzo 2017

Castello di San Giusto - cenni di storia


Castello di San Giusto
Castello di San Giusto, bastione rotondo e mura federiciane. In primo piano i resti del foro romano. (foto Carlo Nicotra)

A partire dal V secolo a.C. il progressivo abbandono degli abitati d' altura dell'altipiano carsico portò alla nascita di insediamenti costieri che si svilupparono nella parte più settentrionale dell' Adriatico. Uno di questi era situato nel punto più elevato e strategico del colle che ospiterà sul suo fianco occidentale prima la Tergeste preromana, poi la colonia romana d' età cesariana e successivamente il borgo medievale.
Di questo insediamento, citato da alcuni autori quale castelliere dell'età del ferro, ipotizzato in epoca romana quale completamento della cinta muraria urbana e successivamente quale logico completamento difensivo della cittadella bizantina, non si sono trovati significativi riscontri archeologici o documentali.
Notizie puntuali in merito si iniziano ad avere solamente in seguito all'assedio (1368 - 1369) conclusosi con il decennale dominio militare veneziano di Trieste. Gli undici mesi di combattimenti avevano lasciato pesanti tracce e distruzioni e la costruzione di un castello sul colle rispondeva all'urgente necessità veneziana di provvedere ad un rapido consolidamento strategico delle posizioni conquistate. Il senato veneto optò per il potenziamento delle difese del porto, con la costruzione del castello Amarina e la fortificazione della sommità del colle di San Giusto, ove erano già edificate le torri della Cucherna o Chiauchiara e della Cella, appartenenti alla cinta murata cittadina.
Nel 1371 Il castello di San Giusto, alla cui direzione dei lavori erano preposti gli architetti Goro e Giacomo de Medicina e l' ingegnere Allegrino di Verona, era in fase di avanzata realizzazione e nel 1377 un documento del senato veneziano stabiliva l' entità della guarnigione del castri Sancti Justi de Tergeste in centosessanta tra fanti e balestrieri.
L' occupazione veneziana si concluse con la rivolta della cittadinanza nel 1379 durante la quale il castello venne parzialmente demolito, mentre i resti vennero ulteriormente danneggiati dall'intervento genovese del 1380 avvenuto nel contesto della cosiddetta guerra di Chioggia (1378 - 1381).
Dopo l'abbandono della città da parte dei genovesi (luglio 1380), la fortezza, venne sottoposta (1382) a lavori di ripristino della torre e della “domus magna” ed utilizzata dal Comune per fini difensivi.

Cortina muraria federiciana (foto Carlo Nicotra)

La fabbrica del castello, lungamente sospesa, riprese nel 1470 quando l' imperatore Federico III d' Asburgo, diede l' avvio al recupero dei resti del preesistente edificio, e continuò ad opera dei veneziani che avevano nuovamente occupato Trieste (1508) nel corso della guerra della lega di Cambrai. La costruzione veneziana, rimasta incompiuta, era impostata su una pianta triangolare difesa ai vertici da torri a pianta circolare.


Bastione rotondo o veneto (foto Carlo Nicotra)

Successivamente al ripristino della sovranità degli Asburgo sulla città, la costruzione della fortezza proseguì per gradi, con l' aggiunta di nuovi bastioni e strutture a seconda delle necessità strategiche e conseguentemente alle scarse disponibilità finanziarie.
Nel novembre del 1551 l' imperatore Ferdinando I incaricò il capitano Giovanni Hoyos di proseguire con i lavori di costruzione di un nuovo bastione sul lato sud; il soprintendente militare Domenico di Lalio, completò il primo blocco della struttura nel 1556 secondo il progetto dell'architetto Francesco da Pozzo.
L' ultimo bastione, che difendeva il lato scoperto verso il colle di Montuzza, venne progettato da Giovanni Pietro de Pomis e realizzato tra il 1616 ed il 1630.
Successivamente a tale data la struttura non si espanse più ma fu oggetto di continue modifiche, dettate in gran parte dalla necessità di adeguamento alle necessità gestionali dell'amministrazione austriaca e di adattamento all'evoluzione delle tecnologie militari.
Nel 1918, con l'annessione di Trieste all'Italia, il castello venne affidato alle autorità militari che lo utilizzò quale sede del Regio Distretto Militare sino al 1933, quando l'intero comprensorio passò alla piena proprietà del Comune.