Nel
luglio del 1928 la “Rivista
Mensile della Città di Trieste”
pubblicò un articolo nel quale, per la prima volta, si ipotizzava
un'eventuale operazione di restauro e riuso del castello la cui immagine
veniva ancora associata a quella di una caserma finalizzata al
controllo militare della città. Si apriva così un pubblico
dibattito mirato a sostenere i
programmi di trasformazione urbanistica del colle di San Giusto che,
coerentemente alle previsioni del nuovo piano regolatore, doveva
dare, nel suo
impianto complessivo e nelle sue componenti monumentali, un' immagine
urbana fortemente connotata alla italianità e romanità del sito.
Lato nord est del castello prima dei restauri (archivio del Comune di Trieste) |
Il ritrovamento, nel settembre del 1929, nel piazzale di fronte al castello, di alcuni reperti lapidei appartenenti al foro romano, diede il via alla campagna di scavi archeologici che si concluse nel 1933 con la totale risistemazione dell'area e contestualmente accelerò il programma di restauri degli edifici storici (castello e cattedrale) che il direttore degli uffici della Soprintendenza, architetto Guido Cirilli, aveva iniziato a predisporre già dalla data del suo insediamento a Trieste, nel 1919.
I
lavori iniziarono alla fine del 1933 e si protrassero,
con varie fasi operative, sino al dicembre del 1937. I vari
interventi eseguiti furono condizionati, nei tempi e nelle modalità,
da quella volontà politica che aveva patrocinato l'avvio del
progetto e che suggellava la stretta collaborazione tra il Comune di
Trieste, proprietario dell'immobile, e la Soprintendenza alle Belle
Arti, che assumeva la direzione tecnica delle operazioni.
Nel
contesto risultò determinante la figura di Ferdinando Forlati,
subentrato nel 1926 alla direzione della Soprintendenza di Trieste,
che applicherà, nell'impostazione tecnico - progettuale
dell'intervento, metodologie di ricostruzione stilistica e
trasformazione funzionale già utilizzate tra il 1922 ed il 1926
nella ristrutturazione del Castelvecchio di Verona. Elementi
principali di questa trasformazione saranno la collocazione, nelle
sale opportunamente ricreate all'interno dei bastioni, di alcune
funzionalità museali cittadine e la trasformazione del piazzale
interno, di parte degli edifici e delle cortine murarie in luoghi
attrezzati per lo spettacolo e l' intrattenimento.
Piazzale delle milizie durante le fasi di restauro nel 1936 (archivio del Comune di Trieste) |
Nel corso del 1934 furono effettuate opere di sondaggio archeologico finalizzate al completamento della parte progettuale, mentre la prima fase di lavori iniziò nel corso del 1935 per concludersi al 31 maggio del 1936. Vennero innanzitutto restaurate le murature esterne per poi proseguire con la sistemazione delle nuove strutture museali e della sala espositiva dedicata allo scrittore Giuseppe Caprin.
I lavori nel castello ripresero all'inizio del 1937 con la realizzazione delle opere finalizzate al totale recupero della struttura al pubblico utilizzo. Il Bastione Pomis venne trasformato in un locale di intrattenimento denominato “giardino della danza”, il piazzale fu completamente modificato, ripulito da tutte le superfetazioni, abbassato di livello nella quota di calpestio e trasformato in teatro all'aperto mentre negli spazi ricavati dalla bonifica dei sotterranei del bastione Lalio, veniva realizzato un ulteriore locale pubblico: la “bottega del vino”.
Il palcoscenico e gli spazi per il pubblico sistemato nel piazzale del castello (archivio Maurizio Radacich) |
Lo spazio teatrale venne attrezzato con un palcoscenico in legno di 550 mq di superficie posto su uno dei vertici del piazzale triangolare, con gli spazi per il pubblico disposti di fronte a semicerchio e i camerini per gli artisti allocati nei vani sotterranei, ristrutturati, del retrostante bastione Pomis.
Il
2 luglio 1937 la struttura venne inaugurata con una rappresentazione
lirica e il 12 dicembre dello stesso anno, con la formale
inaugurazione della “bottega del vino”, si concludevano tutti i lavori di sistemazione del castello.
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