Castello di San Giusto, il piazzale prima dell' inizio degli scavi |
Nel
corso degli interventi di restauro effettuati negli anni compresi tra
il 2003 ed il 2013, furono effettuati, nel contesto dei vari lotti di
lavoro, una serie di sondaggi, finalizzati alla verifica di eventuali
elementi di permanenza nel sottosuolo del piazzale del castello. Le
fonti documentarie testimoniavano la presenza della fortezza veneta
anteriormente alla costruzione dell'edificio federiciano(1470),
mentre l'esistenza di un continuum edificato tra il castelliere
risalente all'età del ferro, e le strutture d'epoca romana e
bizantina, rimaneva privo di elementi materiali di conferma. Il fatto
che, nel tratto superiore della cinta murata medievale, posto sulla
sommità del colle, insistessero pure le torri di Cucherna e della Cella, rafforzava la necessità dell'esecuzione di puntuali
verifiche preliminari. La
prima operazione, a carattere non invasivo, fu avviata,
contestualmente alle opere di restauro, mediante la
metodologia del
Ground
Probing Radar o georadar (GPR), sistema che offriva già nel 2003, al momento dell'effettuazione delle
prospezioni, buone garanzie di precisione nelle
mappature archeologiche dei livelli superficiali del sottosuolo.
Nel corso di due mesi furono effettuate, due serie di 50 profili. La prima fu effettuata con un' antenna da 500 Mhz conformata per l'esecuzione di indagini attendibili sino alla profondità di 3,50 – 4,00 metri, mentre la seconda serie, utilizzava una risoluzione da 100 Mhz, ed era in grado di rilevare elementi anomali sino alla profondità di 10 metri dal piano di superficie. L'elaborazione dei dati rilevati, restituiti graficamente su piani paralleli alla superficie di calpestio, permise di evidenziare l'esistenza, nel sottosuolo del piazzale, di una serie di manufatti murari, dalla geometria regolare ed un andamento planimetrico prevalentemente ortogonale. Le caratteristiche tipologiche di queste strutture, collocate in un'area prossima alle murature interne degli attuali bastioni, indicavano l'esistenza di due distinti organismi edilizi sepolti, ai quali si aggiungeva, nel centro del piazzale, la presenza di un massiccio elemento circolare.
estratto immagine georadar presso l' edificio federiciano (archivio del Comune di Trieste) |
Nel corso di due mesi furono effettuate, due serie di 50 profili. La prima fu effettuata con un' antenna da 500 Mhz conformata per l'esecuzione di indagini attendibili sino alla profondità di 3,50 – 4,00 metri, mentre la seconda serie, utilizzava una risoluzione da 100 Mhz, ed era in grado di rilevare elementi anomali sino alla profondità di 10 metri dal piano di superficie. L'elaborazione dei dati rilevati, restituiti graficamente su piani paralleli alla superficie di calpestio, permise di evidenziare l'esistenza, nel sottosuolo del piazzale, di una serie di manufatti murari, dalla geometria regolare ed un andamento planimetrico prevalentemente ortogonale. Le caratteristiche tipologiche di queste strutture, collocate in un'area prossima alle murature interne degli attuali bastioni, indicavano l'esistenza di due distinti organismi edilizi sepolti, ai quali si aggiungeva, nel centro del piazzale, la presenza di un massiccio elemento circolare.
Successivamente
(13 giugno-18 settembre 2005), il piazzale fu interessato da
indagini archeologiche dirette, finalizzate ad individuare la
successione stratigrafica nei siti, ove le risultanze delle indagini
georadar,
avevano indicato la presenza di manufatti murari sepolti. Il
primo significativo elemento emerso, fu la presenza di un uniforme ed
omogeneo strato di copertura, costituito da uno spessore di circa
40-50 centimetri di materiale lapideo, assestato al di sopra di tutte
le strutture murarie successivamente riportate in luce.
Tale strato,
formato dai materiali di rovina dei manufatti più antichi,
riutilizzati per la creazione dello spazio planimetrico del piazzale,
costituiva, in un certo senso, un elemento di sintesi materiale della
lunga e complessa storia della fortezza. Nelle
stratigrafie più profonde venne ritrovato il sistema murario
fondazionale segnalato dalle prospezioni georadar; esso apparteneva,
almeno in parte, agli edifici del castello veneto, mentre l' elemento
murario circolare, messo completamente in luce dagli scavi, si
rivelava quale parte basale di una delle torri delle fortificazioni più
antiche.
dettagli del basamento circolare (foto archivio del Comune di Trieste) |
Il basamento, del diametro di 9,50 metri, affondava la sua
tessitura muraria per circa 120 cm nel materiale lapideo di
riempimento, per appoggiarsi direttamente sul substrato di roccia
arenacea.
sezione rilevata del basamento circolare (elaborazione grafica Carlo Nicotra) |
Dopo
la conclusione della prima fase delle indagini, fu avviata la
realizzazione di due trincee subparallele nell'area del piazzale; gli
scavi permisero di confermare alcune delle risultanze già ottenute e
il contestuale ritrovamento di una serie di reperti ceramici,
prevalentemente attestabili all'inoltrato XVI secolo - inizi del
secolo XVII, con presenza residuale di frammenti di epoche
precedenti.
una delle due trincee realizzate nel piazzale (foto archivio del Comune di Trieste) |
Complessivamente,
anche il quadro dei ritrovamenti ceramici confermò, vista la totale
disomogeneità dei punti di localizzazione, i profondi
rimaneggiamenti e le sostanziali modificazioni subite, durante la
progressiva formazione della fortezza, dagli elementi edilizi che
insistevano nell'area di indagine.
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