Facciata e campanile viste dalla via della Cattedrale (foto Carlo Nicotra) |
La
permanenza della forma
urbis contribuì, in epoca bizantina ed altomedievale, al mantenimento di
una forte connotazione funzionale e simbolica del sito e della sua
vocazione di cuore religioso della città. I
resti del propilei costituirono la base per lo sviluppo dell'aula
paleocristiana del V secolo e per lo sviluppo, in periodo medievale,
delle due chiese parallele di Santa Maria e San Giusto; esse furono a
loro volta, elemento costituente della realizzazione trecentesca
dell'impianto basilicale a cinque navate che tuttora persiste.
La
realizzazione della nuova cattedrale, portata a termine nel 1343 con
la costruzione del campanile, derivò dalla fusione dei due
edifici, operata con una serie di interventi di parziale demolizione
e di ricucitura e completata dalla realizzazione, quale elemento
unificante, della facciata con rosone.
Particolare del campanile - statua di San Giusto del XIV secolo ed inserti lapidei riutilizzati (foto Carlo Nicotra) |
La scelta delle autorità
religiose dell'epoca, di riutilizzare parte del patrimonio esistente,
evitando l'onerosa realizzazione di un nuovo edificio basilicale,
permise di conservare parte delle testimonianze storico artistiche
delle due chiese, ma fece nascere una fabbrica di notevole
complessità architettonica e fragilità strutturale.
Queste
particolarità portarono l' edificio, dal 1343 in poi, ad una
costante necessità manutentiva che, in alcuni casi, coinvolse la
quasi totalità della struttura. Ai lavori effettuati nel 1421,
quando venne rifatta ed abbassata la cuspide del campanile,
seguirono, prima dell'avvio dei restauri ottocenteschi, una lunga
serie di interventi di trasformazione e manutenzione. La
precaria condizione della chiesa fu descritta nel 1842 da Pietro
Kandler, conservatore per il Litorale della neo costituita “imperial
regia commissione centrale per lo studio e la conservazione dei
monumenti”; di conseguenza il 27 luglio 1843, come annota in
proposito Luigi de Jenner “...venne
dato principio all'atterramento dell'abside di S. Giusto...”.
Con tale demolizione, resa necessaria dallo stato di conservazione
delle strutture, iniziò una serie di contestatissimi restauri che
ottennero scarsi risultati e contribuirono a moltiplicare, invece che
risolvere, le problematiche dell'edificio. Anche il concorso, indetto
nel 1887 per la risistemazione della facciata e del campanile, non
diede esiti positivi, i risultati tecnici ottenuti non furono
ritenuti degni di attuazione e la conservazione della basilica venne
nuovamente confinata all'esecuzione di sporadici interventi.
La cattedrale, il campanile ed il sagrato in un'immagine ottocentesca (foto archivio del Comune di Trieste) |
Nel 1905
il soffitto ligneo della navata centrale fu interamente rifatto, ma
il restauro completo della cattedrale doveva attendere il 1929,
quando Ferdinando Forlati, subentrato nel 1926 a Giacomo De Nicola
alla guida della Soprintendenza, iniziò i lavori di recupero
dell'impianto principale e degli edifici collegati: campanile,
battistero e chiesetta, ex cappella cimiteriale, di San Michele al
Carnale. Il
primo intervento venne finalizzato alla valorizzazione dei resti
romani dei propilei, siti all'interno del campanile, che furono
parzialmente ricomposti e resi visibili tramite la realizzazione di
una nicchia sotterranea collegata con un ingresso sito nel contiguo
orto Lapidario. I restauri interessarono successivamente la navata di
San Giusto, dove la ricollocazione del pavimento alla quota
originaria, permise di riportare alla luce il sedile semicircolare
per i diaconi, collocato ai piedi dell'abside. Furono poi recuperate
le decorazioni ad affresco dell'absidiola di San Nicolò e restaurata
la cupola al di sopra del transetto. Un'altra operazione di grande
impatto, riguardò la totale ricostruzione della grande abside
manomessa dagli
interventi
del 1843; dopo l'intervento edilizio, essa venne completata con il
rifacimento dell'immagine a mosaico raffigurante l' incoronazione
della Vergine, motivo già presente nell'originale affresco
quattrocentesco. L'opera, affidata nel 1927 all'artista veneziano
Guido Cadorin, venne inaugurata il 3 novembre 1933. Completati i
restauri interni, il Forlati intervenne sulle parti esterne,
riportando la pietra a vista sulla facciata della basilica, e
risistemando il campanile e gli altri due edifici adiacenti, mentre
lo spazio del sagrato fu rimodellato ed abbassato alla quota
originaria.
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