martedì 23 maggio 2017

Colle di San Giusto – evoluzione della struttura urbana (p.III)

Teatro Romano
I resti del teatro romano recuperati nel 1938 durante le demolizioni dell'abitato storico (foto Carlo Nicotra) 


Mentre sulla sommità del colle di San Giusto era in corso di formazione una nuova parte della struttura urbana di Trieste, nelle contrade della città vecchia che occupavano le aree di contatto con i borghi ottocenteschi, maturava un processo di profonda trasformazione dell'abitato storico. Il “risanamento” della città vecchia, già preventivato nel piano del Lorenzetti del 1880, riemergeva prepotentemente nelle previsioni urbanistiche per la nuova Trieste fascista. La specifica variante del 1934 al piano regolatore generale, prevedeva la trasformazione degli spazi occupati dalla affollata e malsana struttura urbana antica, in uno dei luoghi rilevanti di una città concettualmente moderna, predisposta per un veloce sviluppo economico e demografico. Il documento urbanistico, che prescriveva ampie aree di demolizione e ricostruzione di strutture edilizie da attuare nell'ottica di una necessaria bonifica igienico – sanitaria, manifestava in realtà una palese matrice sociologica; il trasferimento, verso le periferie di gran parte della popolazione più povera, tradizionale occupante dell'edificato storico della città vecchia mutava, di fatto, le destinazioni d' uso delle aree in favore del terziario, del commercio e delle classi più abbienti.


Planimetria della zona di intervento con la sovrapposizione in grassetto della previsione del nuovo edificato e della nuova  viabilità ( archivio del Comune di Trieste)

Il principale nodo urbano, previsto in corrispondenza di Piazza Malta (ora largo Riborgo), nasceva quale cerniera viaria tra il Corso Vittorio Emanuele III (ora corso Italia) ed il progettato corso del Littorio. La nuova arteria, delimitata dai resti del teatro romano e dai nuovi edifici conformati all'architettura di regime, doveva percorrere tutta l'area occupata dall'ex ghetto ebraico e dal tessuto edilizio settecentesco retrostante la Piazza Unità, per arrestarsi di fronte alla via San Sebastiano ove, il vincolo emesso dagli uffici delle Belle Arti, aveva fermato le previsioni demolitorie.


Camillo Jona - Studio per la sistemazione del nuovo edificato presso il teatro romano (archivio del Comune di Trieste)
Camillo Jona - Studio per la sistemazione della nuova scalinata di Santa Maria Maggiore
(archivio del Comune di Trieste)

Nel luglio del 1934 iniziarono le operazioni di abbattimento nell'area di Riborgo ove dovevano trovare posto una serie di importanti nuovi edifici; la casa del Fascio, progettata nel 1937 dagli architetti Raffaello Battigelli e Ferruccio Spangaro e completata nel 1942, fu sede, nel dopoguerra, del Governo Militare Alleato e successivamente della Questura. 


ex casa del fascio
Edificio sede della Questura, l' ex casa del Fascio progettata da R.Battigelli e F.Spangaro nel 1937 (foto Carlo Nicotra)

L' edificio delle Assicurazioni Generali, progettato da Marcello Piacentini, uno dei teorici dell'architettura di regime, venne realizzato tra il 1935 ed il 1939 mentre, sul sedime della torre medievale di Riborgo, l' architetto Umberto Nordio realizzava, tra il 1935 ed il 1937, la cosiddetta casa alta o casa-torre (Casa Opiglia-Cernitz). 


Il teatro romano e la casa Opiglia Cernitz, la cosiddetta casa alta, realizzata tra il 1935 ed il 1937 sul sito della torre medievale di Riborgo.  (foto Carlo Nicotra)

Per completare il quadro delle “nuove” architetture che insistevano sullo snodo di Riborgo, va citata l' edificazione, avvenuta tra il 1935 ed il 1939, della sede del Banco di Napoli (progetto di Mario De Renzi). Nello stesso periodo, sul lato diametralmente opposto del corso del Littorio, il Genio Civile realizzava (1936-1941) l'edificio destinato a nuova sede dei propri uffici tecnici, mentre nel 1938 su progetto dell'ing. Privileggi veniva edificata una nuova ala dei palazzi comunali.
Nel contesto dell'esecuzione del programma di trasformazione urbana, si presentò il non trascurabile problema del recupero delle strutture del teatro romano individuate nel 1814 da Pietro Nobile sotto la compatta struttura urbana medievale. L' edificio, realizzato nel II secolo d.C. alle spalle della cinta muraria augustea, venne velocemente dissepolto, recuperato e parzialmente ricostruito tra la fine del 1937 e la seconda metà dell'anno successivo. Le operazioni archeologiche, condotte dalla Soprintendenza, si conclusero in occasione della visita effettuata da Mussolini il 18 settembre 1938.


Chiese di Santa Maria Maggiore, San Silvestro  e la scalinata di raccordo con la via del Teatro Romano (foto Carlo Nicotra)

Le ultime demolizioni effettuate interessarono le aree comprese tra la via di Donota e la chiesa di Santa Maria Maggiore, sito ove si prevedeva la costruzione della nuova sede dell'istituto nazionale fascista degli infortuni sul lavoro, ma l'avvento del conflitto mondiale bloccò l'esecuzione del progetto e di gran parte delle altre attività edilizie. Il “neonato” corso del Littorio (ora via del Teatro Romano), frutto di una programmazione legata a modelli culturali ottocenteschi mutuati nel fervore celebrativo del regime, e dai rilevanti interessi economici connessi all'operazione immobiliare, abortiva in una incompleta e frammentaria realizzazione urbana.


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