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I resti del teatro romano recuperati nel 1938 durante le demolizioni dell'abitato storico (foto Carlo Nicotra) |
Mentre
sulla sommità del colle di San Giusto era in corso di formazione una nuova parte della struttura urbana di Trieste, nelle contrade della
città vecchia che occupavano le aree di contatto con i borghi
ottocenteschi, maturava un processo di profonda trasformazione
dell'abitato storico. Il “risanamento” della città
vecchia, già preventivato nel piano del Lorenzetti del 1880,
riemergeva prepotentemente nelle previsioni urbanistiche per la nuova
Trieste fascista. La specifica variante del 1934 al piano regolatore
generale, prevedeva la trasformazione degli spazi occupati dalla
affollata e malsana struttura urbana antica, in uno dei luoghi rilevanti di una città concettualmente moderna, predisposta per un
veloce sviluppo economico e demografico. Il documento urbanistico,
che prescriveva ampie aree di demolizione e ricostruzione di
strutture edilizie da attuare nell'ottica di una necessaria bonifica
igienico – sanitaria, manifestava in realtà una palese matrice
sociologica; il trasferimento, verso le periferie di gran parte della
popolazione più povera, tradizionale occupante dell'edificato
storico della città vecchia mutava, di fatto, le destinazioni d' uso
delle aree in favore del terziario, del commercio e delle classi più
abbienti.
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Planimetria della zona di intervento con la sovrapposizione in grassetto della previsione del nuovo edificato e della nuova viabilità ( archivio del Comune di Trieste) |
Il
principale nodo urbano, previsto in corrispondenza di Piazza Malta
(ora largo Riborgo), nasceva quale cerniera viaria tra il
Corso Vittorio Emanuele III (ora corso Italia) ed il progettato corso del Littorio. La nuova arteria, delimitata dai resti del teatro romano e
dai nuovi edifici conformati all'architettura di regime, doveva
percorrere tutta l'area occupata dall'ex ghetto ebraico e dal tessuto
edilizio settecentesco retrostante la Piazza Unità, per arrestarsi
di fronte alla via San Sebastiano ove, il vincolo emesso dagli uffici
delle Belle Arti, aveva fermato le previsioni demolitorie.
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Camillo Jona - Studio per la sistemazione del nuovo edificato presso il teatro romano (archivio del Comune di Trieste) |
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Camillo Jona - Studio per la sistemazione della nuova scalinata di Santa Maria Maggiore
(archivio del Comune di Trieste) |
Nel
luglio del 1934 iniziarono le operazioni di abbattimento nell'area di
Riborgo ove dovevano trovare posto una serie di importanti nuovi
edifici; la casa del Fascio, progettata nel 1937 dagli architetti
Raffaello
Battigelli e Ferruccio Spangaro e completata
nel 1942, fu sede, nel dopoguerra, del Governo Militare Alleato e
successivamente della Questura.
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Edificio sede della Questura, l' ex casa del Fascio progettata da R.Battigelli e F.Spangaro nel 1937 (foto Carlo Nicotra) |
L' edificio delle Assicurazioni
Generali, progettato da Marcello Piacentini, uno dei teorici
dell'architettura di regime, venne realizzato tra il 1935 ed il 1939 mentre, sul sedime della torre medievale di Riborgo, l'
architetto Umberto Nordio realizzava, tra il 1935 ed il 1937, la
cosiddetta casa alta o casa-torre (Casa
Opiglia-Cernitz).
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Il teatro romano e la casa Opiglia Cernitz, la cosiddetta casa alta, realizzata tra il 1935 ed il 1937 sul sito della torre medievale di Riborgo. (foto Carlo Nicotra) |
Per completare il quadro delle “nuove”
architetture che insistevano sullo snodo di Riborgo, va citata l' edificazione, avvenuta tra il 1935 ed
il 1939, della sede del Banco di Napoli (progetto di Mario De Renzi). Nello stesso periodo, sul lato
diametralmente opposto del corso del Littorio, il Genio Civile realizzava
(1936-1941) l'edificio destinato a nuova sede dei propri uffici tecnici, mentre nel 1938 su
progetto dell'ing. Privileggi veniva edificata una nuova ala dei
palazzi comunali.
Nel
contesto dell'esecuzione del programma di trasformazione urbana, si presentò il non trascurabile problema
del recupero delle strutture del teatro romano individuate nel 1814
da Pietro Nobile sotto la compatta struttura urbana medievale. L'
edificio, realizzato nel II secolo d.C. alle spalle della cinta
muraria augustea, venne velocemente dissepolto, recuperato e
parzialmente ricostruito tra la fine del 1937 e la seconda metà
dell'anno successivo. Le operazioni archeologiche, condotte dalla
Soprintendenza, si conclusero in occasione della visita effettuata da
Mussolini il 18 settembre 1938.
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Chiese di Santa Maria Maggiore, San Silvestro e la scalinata di raccordo con la via del Teatro Romano (foto Carlo Nicotra) |
Le
ultime demolizioni effettuate interessarono le aree comprese tra la
via di Donota e la chiesa di Santa Maria Maggiore, sito ove si
prevedeva la costruzione della nuova sede dell'istituto nazionale
fascista degli infortuni sul lavoro, ma l'avvento del conflitto
mondiale bloccò l'esecuzione del progetto e di gran parte delle
altre attività edilizie. Il “neonato” corso del Littorio (ora via del Teatro Romano), frutto di
una programmazione legata a modelli culturali ottocenteschi mutuati
nel fervore celebrativo del regime, e dai rilevanti interessi economici connessi all'operazione immobiliare, abortiva in una incompleta e frammentaria realizzazione urbana.
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