Edifici siti tra la via di Donota e la via del Crocefisso, oggetto dell'intervento di recupero effettuato agli inizi degli anni Ottanta. (foto Carlo Nicotra) |
Alla
fine della seconda guerra Trieste si ritrovò con un patrimonio
edilizio fortemente danneggiato dai bombardamenti aerei ed in una
situazione di emergenza abitativa, ulteriormente aggravata dal
progressivo arrivo dei profughi italiani dall'Istria e dalla Dalmazia.
La città, governata dal giugno del 1945 all'ottobre del 1954 dal
Governo Militare Alleato (G.M.A.), doveva far fronte, nel delicato
contesto politico post-bellico, a notevoli emergenze contingenti.
Particolarmente sofferente risultava l'ambito della città vecchia
ove la situazione igienico sanitaria, già deteriorata in seguito
agli sventramenti degli anni Trenta, era precipitata in una diffusa
condizione di precaria abitabilità. Alla veloce, spesso sommaria,
costruzione di alloggi nelle aree periferiche, seguì infatti un
ulteriore progressivo abbandono dell'abitato storico. Le attività
edilizie nell'area ripresero gradualmente alcuni anni dopo la fine
della guerra; mentre sulla sommità del colle si procedeva al
ripristino dei danni bellici al castello di San Giusto e la SE.L.A.D.(SEzione Lavoro Aiuto Disoccupati) operava intensamente nella
realizzazione di opere di pubblica utilità, nell'area del teatro
romano riprendeva, seppur parzialmente, l'esecuzione di alcuni degli
interventi programmati nell'anteguerra.
Opere di demolizione effettuate nel 1938-1939 per la costruzione della nuova sede INAIL. (archivio del Comune di Trieste) |
Nel 1951 si conclusero le
operazioni di acquisizione dei terreni, già avviate nel 1939, per la
realizzazione della nuova sede provinciale dell'INAIL; il progetto,
affidato all'architetto Romano Boico, interpretava la volontà della
committenza di ottenere una sede, dotata di rappresentativa
monumentalità, collocata nel contesto degli sventramenti degli anni
Trenta. La volumetria dell'edificio, ampiamente derogata dagli
organismi tecnici del G.M.A. e del Comune, era costituita da una
piastra basamentale porticata dedicata a servizi ed ambulatori ed
una torre residenziale, arretrata ed asimmetrica. Dopo un lungo
contenzioso con la Soprintendenza, che mirava a limitare l'altezza
della fabbrica, si procedette, tra il 1955 ed il 1957, alla
realizzazione della struttura.
Palazzo degli uffici comunali realizzato nel 1958 su progetto degli architetti Cervi e Boico e l' adiacente, neoclassico, palazzo Costanzi. (foto Carlo Nicotra) |
Contestualmente, tra il 1954 ed il 1956, lo stesso Boico, in collaborazione con l'architetto Aldo Cervi, progettò l' ampliamento degli uffici municipali; il nuovo edificio, la cui costruzione fu completata nel 1958, presentava una planimetria a corte chiusa, era collegato funzionalmente all'adiacente, neoclassico, palazzo Costanzi (arch.Pietro Nobile1815) e prospettava la massiccia struttura degli edifici municipali progettati dall'ing. Privileggi nel 1937.
Facciata postica del palazzo comunale di Piazza Unità prima della realizzazione dell' ampliamento del 1937. (archivio del Comune di Trieste) |
La successiva evoluzione di un nuovo approccio
culturale, indirizzato al recupero della matrice storica della città
quale schema ordinatore dell'edificato, congiuntamente allo sviluppo
di un diverso quadro normativo a livello nazionale e locale, promosse
l'avvio, a Trieste, come in altre realtà territoriali, di una
diversa fase progettuale. Al concorso di idee per la riqualificazione
del centro storico cittadino, bandito dal Comune nel 1968, che vedrà
vincitori ex-aequo i gruppi coordinati da Roberto Costa e
Luciano Semerani, seguì la redazione del nuovo Piano
Particolareggiato del Centro Storico, divenuto operativo nel 1980
dopo un lungo iter burocratico. Il piano Semerani risultò un
documento anticipatore di concetti; culturalmente derivato dagli
enunciati della Carta del Restauro del 1972 e tecnicamente
strutturato dai dettami della legge 457 del 1978 sul recupero dei
centri storici, prevedeva la gestione del tessuto urbano in funzione
delle nuove esigenze, ma prendendo atto della stratificazione storica
dell'abitato. Le corrispondenze sul terreno della nuova
programmazione furono palesi, ma portarono a risultati discordanti.
Tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, il degradato
contesto urbano, situato a monte del teatro romano e nella fascia
edificata compresa tra le chiese di San Giusto e Santa Maria
Maggiore, venne interessato da un intervento gestito dall'Istituto
Autonomo Case Popolari (I.A.C.P.), mentre dal 1987 in poi, un piano
di recupero denominato “Via dei Capitelli”, fu promosso dal
Consorzio Imprese Edili Triestine, accolto dal Comune e approvato
dalla Soprintendenza.
Piazzetta Tor Cucherna,edifici ristrutturati nel corso dell' intervento I.A.C.P. degli anni Ottanta. (foto Carlo Nicotra) |
La materiale realizzazione delle previsioni
progettuali, avviata nel 1993, venne però ben presto condizionata nella
sua prosecuzione da alcuni importanti ritrovamenti archeologici. Nel
1994 il Comune avviò un'ulteriore procedura di intervento, inserita
nel contesto dell'iniziativa comunitaria URBAN. Il nuovo piano,
denominato “Progetto Tergeste”, interessava un'area compresa tra
la via dei Capitelli, l'arco di Riccardo, la via Madonna del mare e
piazza Cavana; esso prevedeva la riqualificazione del tessuto urbano
storico, la sua rivitalizzazione con il reinserimento di attività
artigianali e commerciali, la realizzazione di una serie di centri
sociali e culturali e l'avvio di programmate ed approfondite indagini
archeologiche.
Edifici ristrutturati all'interno del perimetro del Piano di Recupero. (foto Carlo Nicotra) |
All'interno del perimetro operativo vennero
restaurati, ristrutturati o ricostruiti, una serie di edifici
abitativi; negli edifici riattati di via San Silvestro fu realizzato
il Centro antiviolenza, in quelli di via dei Capitelli la “Casa
della Musica”. Nel contesto vennero anche portati a termine alcuni
importanti scavi archeologici, primo tra tutti il “Progetto
Crosada”, frutto di fattiva collaborazione tra Comune e Dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università di Trieste.
L'area della città storica fu nuovamente interessata nelle sue
componenti monumentali in seguito ad un finanziamento erogato nel
1988 da parte del Fondo Investimenti ed Occupazione. Furono eseguiti,
in base a progetti coordinati, interventi di riqualificazione e
restauro nel Castello di San Giusto, sulle mura medievali del
Giardino del Capitano, nell'Orto Lapidario, sul complesso Leo-chiesa
dei SS.Sebastiano e Rocco in via San Sebastiano e sul palazzo
Eisner-Civrani, sede degli archivi storici del Comune.
Il palazzo INAIL realizzato tra il 1955 ed il 1957 su progetto dell' architetto R.Boico; a lato l' ingresso del parcheggio sotterraneo sotto il colle di San Giusto. (foto Carlo Nicotra) |
L'ultimo
importante intervento è nuovamente ubicato sulla via del
Teatro Romano: nell'ottobre del 2015, dopo quattro anni di lavori, è stato inaugurato il parcheggio sotterraneo sviluppato
orizzontalmente, con cinque livelli sovrapposti, sotto il colle di
San Giusto; dal suo interno un ascensore conduce al piazzale della
Cattedrale. Con il passare del tempo la Tergeste storica ha
cambiato pelle ed è mutato il suo contesto sociale e
culturale; la forma fisica si è adattata, gli edifici sono stati
nuovamente occupati, le vie nuovamente lastricate, ma la forma
urbis è stata cancellata, l'anima, il genius loci, si è
progressivamente perso tra le demolizioni teresiane delle mura(1749),
gli sventramenti del 1934-1939 e le ricostruzioni del dopoguerra,
spesso architettonicamente attente, ma troppo spesso viziate, a
monte, da una operato programmatorio pur incolpevolmente
frammentario.
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